Il congresso della Federazione Internazionale Roller Sports (FIRS) che è stato celebrato sabato a Roma ha rieletto Sabatino Aracu a capo della federazione mondiale del pattinaggio. Aracu porta così a casa nel giro di tre quattro mesi la doppia riconferma di primo dirigente della federazione italiana e di quella internazionale. La rielezione di Aracu è avvenuta alla presenza del neo presidente del Coni Giovanni Malagò, alla prima uscita ufficiale dopo l'inatteso successo nella corsa contro il favoritissimo Pagnozzi.
Se in casa FIHP Aracu non aveva avuto avversari a rendere incerta la riconferma, questa volta l'avversario c'era ed era il presidente della federazione statunitense George Kolibaba. Non certo un big nel mondo del pattinaggio, quasi più una candidatura di disturbo che una vera alternativa alla guida italiana del pattinaggio mondiale. Lo dimostra anche l'esito del voto che ha visto Aracu prevalere con 116 voti contro i 46 del suo avversario: un 71,6% che consentirà al confermato presidente di guidare con tranquillità il prossimo quadriennio olimpico.
Molto più equilibrata la nomina del vice presidente, un vero e proprio scontro tra hockey inline e hockey pista. Da una parte la vice presidente uscente, l'australiana Valerie Leftwich, esponente dell'hockey inline e in posizione di contrapposizione al presidente Aracu; dall'altra il cileno Armando Quintanilla, presidente della Confederazione Sudamericana di Pattinaggio, esponente dell'hockey pista, affine alle posizioni di Aracu. Ha prevalso Quintanilla all'ultimo voto: 81 a 80. Per l'hockey pista si tratta di un importante successo che ha avuto ripercussioni immediate.
LO STATUTO FIRS
Subito dopo l'elezione dei nuovi vertici Firs, Sabatino Aracu ha proposto che si ponesse mano alla riforma dello statuto, chiedendo ai delegati di esprimersi con un voto sulla reale intenzione di intraprendere una discussione vera. Decisione alla quale si è opposto il presidente del Comitato Internazionale Hockey Pista (CIRH), il tedesco Harro Strucksberg. L'assemblea ha votato a grande maggioranza (oltre il 90%) per avviare la discussione e per tutta risposta Strucksberg ha abbandonato la sala, rinunciando alla discussione.
Lo statuto è stato "ripassato" articolo per articolo e alla fine è stata trovata una mediazione sulla nuova governance federale che era il punto più delicato da affrontare.
L'attuale "Executive Board" è composto da 12 persone: il presidente e il vice presidente, eletti dall'assemblea Firs con votazioni separate, il segretario generale (scelto dal presidente), i cinque rappresentanti delle confederazioni continentali (Africa, Europa, Asia, Oceania e America), i quattro presidenti dei comitati tecnici (Cirh per hockey pista, Cirilh per hockey inline), Cic per la corsa, Cipa per il pattinaggio artistico), ciascuno eletto in apposita assemblea cui potrebbero partecipare tutti i paesi Firs, ma in cui di fatto partecipano solo i paesi interessati. Ad esempio, nell'ultima assemblea elettiva Cirh a Recife le federazioni che votarono furono 30 sulle oltre 160 aventi diritto.
Con una composizione così eterogenea, l'Executive Board, che dovrebbe trainare il movimento rotellistico mondiale, è una macchina inchiodata dai veti incrociati. L'autonomia dei comitati tecnici è tale da rendere di fatto inefficace la Federazione Internazionale.
Sarà così ancora per quattro anni, dato che l'elezione FIRS di sabato ha chiuso la lunga serie di rinnovi quadriennali. Poi le cose cambieranno. Dopo 7 ore di discussione, lo statuto Firs è stato modificato mantenendo la previsione dell'elezione separata di presidente, vice presidente e dei quattro presidenti dei comitati tecnici; ma il tutto avverrà in un'unica assemblea mondiale e non in cinque momenti distinti. Questa scelta favorirà una maggiore partecipazione dei paesi al voto, una riduzione dei costi e una maggiore coesione politica della compagine che saprà aggregare intorno ai nomi giusti il maggior consenso possibile.
CAMBIAMENTO EPOCALE PER L'HOCKEY PISTA
Gli effetti probabilmente non si vedranno subito, ma il nuovo statuto Firs rappresenta l'occasione per un cambiamento epocale nel governo mondiale dell'hockey su pista, da troppi anni in mano a dirigenti inadeguati il cui unico merito è stato quello di riuscire a costruirsi un potentato personale buono solo a garantirsi la rielezione. Non saranno più una manciata di federazioni dall'attività quasi inesistente a determinare l'elezione del presidente a scapito delle nazioni che hanno tenuto in piedi l'hockey su pista mondiale in questi anni di progressivo declino e di mancanza di iniziativa.
Ieri Harro Strucksberg ha abbandonato l'assemblea Firs; vedremo cosa escogiterà nei prossimi quattro difficilissimi anni per restare aggrappato alla sua poltrona; nella speranza che quell'uscita di scena così volgare vista ieri possa ripetersi, definitivamente, quanto prima.