Ai tempi dello scudetto seregnese, lâorgoglio dellâallenatore Gianni Massari era: ãabbiamo battuto il Roller Monza a Breganze, la tana di Franco Girardelli!ä. Dunque, giocare a Breganze era una sfida particolare, perché lì câè molto dellâattuale numero sette dei Frogs, che conferma: ãBreganze è un piccolo paese, dove tutti giocano a hockey: abbiamo vinto due scudetti con la squadra formata solo da giocatori nati e cresciuti da quelle parti. Unâesperienza incredibile: per una settimana è stata festa grandeä.
Eâ un salto indietro nel tempo, quello che porta Franco Girardelli alle sue origini vicentine. Quelle a cui risalgono gli amici veri (ãquelli che ti rimangono tutta la vitaä), i primi pattini (ãera il 1966, quasi tutti i miei compagni di squadra non erano ancora natiä), lâincontro con la moglie Gianna ed il soprannome ãCirioä (ãun gioco sciocco di ragazzi che non avevano molti divertimenti: me lo ha appioppato Borin, che è del mio paese ed ha giocato in serie A come portiere di calcioä).
Poi, però, arriva il momento di cercare fortuna altrove: ãera il 1980, tutta lâItalia hockeystica era disposta ad ingaggiarmi: avevo chiesto un posto di lavoro in banca, me lo ha offerto lâAmatori Vercelli, lì ho cominciato una bella avventura, entusiasmante perché era con una formazione neopromossa che in pochi anni avrebbe conquistato scudetti e coppe nazionaliä.
Intanto Franco Girardelli inizia un cammino importante con la nazionale, cammino che culmina con la conquista del titolo mondiale a Sertaozinho nel 1985: ãunâesperienza eccezionale, quel mondiale. Lo ricordo con particolare affetto, perché non sempre in azzurro ho giocato come volevo io, ma quella volta con Dal Lago, Milani, Bernardini e tutti gli altri mi sono espresso al meglioä.
Il rapporto con la nazionale si logora: ãnon con la nazionale, ma con Massari: sono molto orgoglioso, non volevo sottostare ad alcune sue regole. Così ho preferito rinunciareä. E si logora anche il rapporto con il Vercelli: per Girardelli câè prima un anno a Bassano, poi ancora il ritorno in Piemonte, prima di approdare alla corte di Piero Ferlinghetti, con il Roller con cui ha vinto tutto, tranne la Coppa dei Campioni (ãè un torneo strano: poi, con la scusa che nessuna formazione italiana lâha mai vinta, si è creata attesa e nervosismoä).
Una carriera lunghissima, quella di Girardelli, prolungatasi sino a 42 anni con la maglia dellâHockey Seregno. Una carriera giocata accanto ai più grandi: ãCredo che Mario Aguero, per la sua classe e per la sua forza fisica, sia stato il più grande. Il mio mito, però, era Olthoff: me lo ricordo opposto a Livramento, il secondo era stilisticamente migliore, ma alla fine era Olthoff ad avere la meglioä.
Una carriera lunghissima, ripresa quasi per scherzo lo scorso anno: ãsono venuto ai Frogs per un allenamento, hanno voluto tesserarmi. Mi diverto ancora molto: e posso giocare in tutta tranquillità, perché cosa volete che si possa chiedere ad un giocatore di quarantasette anni!ä Che però, nonostante lâetà, in pista è ancora inarrivabile: ãcredo che dipenda molto dal pattinaggio: purtroppo ai giovani, oggi, non vengono insegnate le basi del pattinaggioä.
I giovani che, in questa avventura seregnese, Franco Girardelli ha preso molto a cuore: ãnon avevo mai insegnato lâhockey ai bambini: è una bella esperienza che, adesso mi rendo conto, sarebbe stato bello cominciare prima!ä