Questa storia ha dell'incredibile, se non fosse che nell'hockey su pista l'incredibile diventa spesso realtà a causa di dirigenti incapaci e inaffidabili in grado di generare caos apocalittici. L'ultimo scandalo di questo povero sport si è sviluppato da mercoledì a sabato a Santiago del Cile dove era in programma il campionato sudamericano per club, giunto alla 28esima edizione. Sei squadre iscritte: le cilene Universitad Catolica (padrona di casa), Sagu e Estudiantil San Miguel, le argentine Club Union di San Juan e Petroleros di Mendoza e i brasiliani dello Sport Recife, detentori del titolo.
Formula facile facile: due gironi da tre squadre con le prime due che vanno alle semifinali. Più complicate le norme dei rinforzi, ovvero dei giocatori che ogni squadra può prendere in prestito per l'occasione: sono soltanto due, ma proprio l'interpretazione di questa norma scatenerà il finimondo.
Giovedì nelle eliminatorie lo Sport Recife batte l'Estudiantile San Miguel 6-4 e chiude al secondo posto, alle spalle del Club Union di San Juan. I cileni, però, fanno ricorso: i brasiliani hanno troppi rinforzi, ben quattro. Secondo il ricorso, infatti, ci sono gli argentini Fabricio Marimont, Martin Marturano e Juan Soria, oltre al cileno Mathias Escudero. Falso, ribattono i carioca: Marimont e Marturano sono giocatori tesserati per lo Sport Recife presso la federazione brasiliana e solo Soria e Escudero sono da considerare rinforzi. Chi ha ragione? La domanda resterà clamorosamente senza risposta.
La giornata si chiude senza una decisione, ma venerdì, giorno delle semifinali, alla pista si presentano in cinque: Club Union e Universitad Catolica devono giocare la seconda semifinale, ma resta il dubbio su chi affronterà il Petroleros nella prima. Alle 20 lo speaker annuncia che la prima semifinale sarà Petroleros-Universitad Catolica e pochi minuti dopo le due squadre fanno il loro ingresso in pista... seguite a ruota dallo Sport Recife: anche i brasiliani sono in tenuta da gioco e non ne vogliono sapere di rinunciare alla semifinale per una decisione che non condividono.
Tre squadre per una semifinale: decisamente troppo.
Con le tribune gremite di pubblico inizia una lunga pantomima che nessuna commissione tecnica riesce a sbrogliare. Nemmeno Armando Quintanilla, presidente della Federazione cilena e vice presidente mondiale della Firs. Per convincere i brasiliani ad uscire dalla pista vengono chiamate persino le forze dell'ordine, ma il mancato rispetto (tutto da verificare tra l'altro) di una norma hockeystica non basta per procedere ad arresti o atti di forza. E così passano i minuti e le ore e, alla fine, salta il programma di gara: niente semifinali e tutto rimandato a sabato mattina. Il pubblico lascia le tribune convinto (a ragione) che una cosa così non possa avere precedenti.
Il giorno dopo le cose vanno anche peggio: nessuno riesce a decidere cosa fare a, alla fine, viene presa la decisione peggiore: nè Sport Recife, nè San Miguel. Il Petroleros Mendoza vola in finale senza giocare. Nell'altra semifinale il Club Union batte i padroni di casa e nella finale tutta argentina l'hockey mendocino (in pista vecchie conoscenze di casa nostra come Grimalt e Baieli) ha la meglio su quello sanjuanino (con Travasino e Videla) per 5-1.
Così è (l'hockey), se vi pare.