Come nacquero le statistiche nell’hockeypista: in Italia nel 1982/83 all’Hockey Club Monza Pompe Vergani
di Francisco Velasco (biografia)
testo originale in portoghese
Di ritorno a Monza, supportato dal preparatore fisico, Walter Albertarelli, mi concentrai nella preparazione della rosa giocatori. Per far sì che il mio collega non si facesse illusioni, dato che esordiva nell’hockey pista, gli spiegai il livello tecnico della squadra che, per me, era da seconda divisione, mal preparata sotto tutti gli aspetti, nonostante i nomi famosi di alcuni dei suoi componenti. I test che realizzammo ci convinsero che la squadra avrebbe dato risposte solo nella seconda parte del campionato e che dovevamo affrontare, con la maggior serenità possibile, un’inevitabile serie di alti e bassi. Una volta consci della situazione, non demmo spazio agli atleti e iniziammo la pre-preparazione programmata e tutti gli allenamenti settimali, intercalati con partite.
Come ho anticipato, un girone d’andata fiacco e un ritorno molto migliore permise al Monza di partecipare agli ottavi di finale dei Play-off, senza alcuna possibilità, a mio avviso, di passare il turno. Era una squadra problematica, con particolari guai, difficili da superare, e in special modo la diversità al suo interno, non solo d’età, ma soprattutto degli stipendi, causa di alcuni mugugni e una chiara demotivazione.
Fortuna volle che alcuni atleti come Antonio Casiraghi (III) e Maurizio Righi (III) s’impegnassero seriamente nella preparazione e di conseguenza, con la loro esperienza dovuta all’età, diedero un certo equilibrio alla squadra. Questi due esterni, come anche il velocissimo Riccardo Pardini (IV), formavano la base di squadra davanti al portiere G. Enrico Citterio, alternando con profitto sia il grintoso Fabrizio Villani, sia il giovane e creativo Alexandre Serra (III), Roberto Citterio (II) e Lirio Valenti (II), meno utilizzati, come lo furono il portiere Adriano Biava (II) e Sergio Passeró (III), Gino Frangini (I) e Massimo Picozzi (I), due ragazzi esordienti, parte della rosa.
D’altra parte le altre partecipanti non erano di minor valore. Ho messo dei numeri romani (da I a V) ad indicare la mia valutazione empirica della bravura degli atleti. Di seguito alcuni incontri della stagione con, tra parentesi, i risultati del ritorno.
1- 2 ottobre - Monza 4 (1) - Zoppas Pordenone 2 (8): – Parasuco (IV) e Battistella, Lovato (III), Kossler (III), Kalik (III), Manfrin, Meroni (III), Faccin (III), Maffei e Vanzo (III) e Pellegrini (III). All: Silvani – Arb: Manetti, di Follonica.
2 – 9 ottobre – Galeari Trissino 3 (1) - Monza 0 (4) –Peron (III) e Lora, Nicoletti, Golin (III), A.Cenzi (III), M. Cenzi (III), Dal Lago (III), Cancan e Giuriati. All: Consolaro. Arb: Torchia, di Pistoia.
3 – 16 ottobre – Monza 3 (4) - Atletico Forte dei Marmi 3 (5) – Cupisti (IV) e Galleotti, A. Checchi (III), R. Checchi, Verona, Crudeli (III), Bacci, Barsi (IV), Cocinero (III) e Vincenzini. All: Luisi – Arb: Montini di Novara.
4 – 30 ottobre – Schneider Bassano 6 (1) - Monza 2 (5) –Stella (III) e Barbiero, Tasca, Saccardo, Fietta, Marangoni (III), Scuccato (III), Sturla, Milani (III) e Galliotto. All: Lenoni. Arb: Ruspa di Novara.
5 – 6 novembre – Monza 5 (13) - Roller Monza 4 (4) – Dalceri e Baffelli, Facchini (III), Brandolin, Campolungo (III), Virgílio (III), Lepore (III), Cassano, Gozzi (III) e Di Noja. All: Facchini. Arb: Bassi di Lodi.
6 – 13 novembre – Panvital Follonica 3 (3) - Monza 1 (7) –Paggi (III) e Fagiolini, Maldonado (III), Fraternale, Cavallini, Artini (III), Mariotti (III), Micheli, Pietrini e Ricco (III). All: Cozzi.Arb: Zin di Verona.
7 – 20 novembre – Monza 0 (2) - Corradini Reggio Emilia 1 (3) –Anedda (III) e M. Aguzzoli, Ascari (III), Magnani, Cavagnari, Vicente (IV), Turturro (III), Debbi, I.Aguzzoli, Marzella (V). All: Vicente. Arb: Ruspa di Novara.
8 – 27 novembre – Maglificio Anna Vercelli 7 (3) x Monza 1 (1) – Fontana (V) e Molteni, Borrini (IV), Tarchetti, Cesana (IV), Motaran, Martinazzo (V), Girardelli (IV), Menino e Rollino. All: Battistella. Arb: Manetti di Follonica.
9 – 4 dicembre– Monza 2 (0) - Marzotto Valdagno 1 (2) –Grigolato e Gentilini.1 (III), Gentilini.2 (III), Cocco (III), Pretto (III), Sasso, Maculan (III), Peserico e Gueglieri. All: Gueglieri. Arb: Mantovi di Reggio Emilia.
10 –8 dicembre – C.G.C. Viareggio 5 (1) x Monza 2 (2) –Coppola (III) e A. Pardini, Paolo A, Bertuccelli, Cardoso (III), Paoli S., Pardini M., Petrini (III), Crudeli (III) e Cinquini (III). All: Bargellini.Arb: Acquafresca di Trieste.
11 – 11 dicembre – Monza 7 (2) x A.F.P. Giovinazzo 1 (3) –Altieri (III) e Stufano, Amato (III), De Palma, La Bianca, Frasca (III), Cannato (III), Marolla, Caricato (III) e D’ Agostino. All: Massari. Arb: Tinta di Trieste.
12 – 18 dicembre – Amatori Lodi 5 (3) x Monza 1 (3) –Ricci (III) e Gasparini, Colamaria (IV), Severgnini, Coria (IV), Prada, Fantozzi (III), Calloni, Rizzitelli (III) e Nava. All: Severgnini.Arb: Ferrari di Modena.
13 – 22 dicembre – Monza 8 (5) x Aliva Pavesi Novara 1 (3) –Givoni (III) e P. Asperi, G. Asperi (III), Fona, Luz (IV), Ferrari, Rollino (III), De Grandis, Lodigiani e Belli (IV). All: Ariatti. Arb: De Petri, di Reggio Emilia.
Intanto, a metà febbraio mi accasai a Biassono, in via Stefano Riboldi 41, una cittadina pacata vicino a Monza, un immobile appartenente al Club, assai gradevole e che mi permise di far arrivare da Lisbona il container di 16 m3 che giaceva ancora sul molo, con mobili ed effetti personali. Purtroppo non feci in tempo ad accorgermi che il fondo del container, che arrivava dal Mozambico, era marcio e quando la gru lo calò sulla rampa del garage, alcune gambe di vari mobili, in stile Chippendale, fatti con legni pregiati del Mozambico, inizio secolo XX, uscirono dal fondo e si spaccarono nel movimento, lasciandomi sconsolato.
Alla fine lasciai tutto in garage e tempo dopo, quando tornai in Portogallo, regalai tutti i mobili rotti a un giovane vicino di casa, il Venisti, che era stato assai simpatico nel venire subito a darci il benvenuto, considerato che quanto distrutto poteva essere aggiustato con il tempo, dato che la Brianza è regione di mobilieri. Dei vicini Venisti conservo ancora il ricordo della breve amicizia ed un souvenir che tengo ancora nella mia stanza: “Il Pensiero di Gramsci”, opera storica, molto interessante per i suoi temi politici.
La mia nuova casa era punto frequente di ritrovo del Gruppo Tecnico, specialmente con Luígi (Dodo) Fedeli e Walter Albertarelli e, occasionalmente, Giuseppe Beretta, il massaggiatore, oltre ad alcuni altri dirigenti. Era un piacere ricevere quei grandi amici e gustare assieme un buon “osso buco” (sic) pianificando il lavoro in grande armonia. Inoltre instauravamo animate conversazioni con il segretario generale del Club, Tarcisio Giusti, un vero signore, il quale, quando mi accompgnava a casa dopo gli allenamenti, continuava a ripetermi che dovevo rimanere in Italia per almeno dieci anni. Allora non potevo sapere che stavano muovendo i primi passi le “vicende personali” che avrebbero fatto crollare ogni illusione; ma ne parlerò più avanti.
Accasatici, accompagnato dalla mia sposa Vivienne e da mio figlio Claudio, che a breve avrebbe frequentato “The International School of Milan”, partimmo all’esplorazione della città e dintorni. Fu durante una di quelle esplorazioni che notai un gruppo di ragazzi che pattinavano per strada, inoltrandosi poi in una stradina laterale, la via per la scuola (lo seppi dopo) non lontana dalla piazza centrale. Il giorno dopo telefonai al Preside per chiedere un incontro e per esporre la mia idea di creare una Sezione scolastica di Pattinaggio nella palestra della scuola. L’idea fu bene accolta e dovetti aspettare la risposta dopo la discussione al Consiglio d’Istituto. Fu approvata all’unanimità e, velocemente, diedi inizio a tre sessioni settimanali che si protrassero sino all’ultima di campionato. Per me era l’occasione di provare se sarei riuscito a trasmettere, nel più breve lasso di tempo possibile, i miei metodi a quei 20-30 ragazzi, dai 5 ai 14 anni, che si erano iscritti. Fu un successo riconosciuto da tutti, professori e città; successivamente i dirigenti dell’Hockey Club Monza vollero una relazione su quella Sezione di Pattinaggio che ho pubblicato sul mio blog “O Carrossel”, sotto il titolo: “Uma Escola de Patinagem”.
Parallelamente a quella iniziativa personale volli elaborare alcuni formulari e un controllo statistico degli eventi di gioco, in forma sistematica, coprendo tutti gli incontri della squadra, in casa ed in trasferta. L’ambiente era favorevole, anche se perdevamo, e così arruolai tutte le fidanzate e mogli dei giocatori, che accompagnavano regolarmente la squadra, mia moglie e mio figlio e, specialmente, il nostro Direttore Sportivo, parché compilassero i formulari che avevo ideato e che distribuivo prima di ogni giornata, pensando ad un futuro studio computerizzato. Li distribuivo con l’avviso che quelli servivano per miei personali studi della disciplina, sempre puntualizzando che la statistica non vinceva le partite, e li facevo compilare con semplici simboli. Il giorno dopo analizzavo quei dati, creando mappe e grafici, e organizzavo un dossier per la partita successiva.
Quella collaborazone fu assai utile dato che nessuno aveva mai pensato a far statistica nell’hockey pista, né mai nulla era stato pubblicato, almeno per quanto mi ricordavo. Una descrizione di quel metodo è anch’essa sul mio blog “O Carrossel” sotto la voce: “Estatísticas no Desporto”
Intanto ero conscio dei grandi sforzi economici che faceva il presidente Claudio Vergani, per riuscire a coprire la storica pista di via Boccaccio, che doveva essere utilizzata da tre società: l’H.C.Monza, il Roller Monza, di hockey pista e lo Skating, nell’Artistico. “Il Cittadino” (giornale Ndt) del 30 settembre 1982, citava una riunione in cui il Município di Monza decretava il suo appoggio. Essendo poi passati due mesi senza alcun sentore di novità riguardo la copertura, il presidente era palesemente agitato. Dal momento che avevamo già fatto otto giornate di campionato pensai che toccasse a me indirizzare una nota al Club esponendo il mio punto di vista:
a SAD, H.C. MONZA, 2 Dicembre 1982.
Il mio punto de vista è questo:
1) L’ H.C. MONZA dato che gli manca una palestra (um pavilhão), non costituisce una entità física, dal punto di vista clubistico.
a) Esiste sulla carta, esiste come ufficio, esiste al giorno di allenamento, partite, esiste disperso.
b) I differenti blocchi non formano un corpo único. Dirigenti, tecnici e giocatori non sono totalmente attaccati (unidos). Si trovano, si puo dire, in certi giorni e dopoci si riallontana.
c) Non avendo un campo proprio, mancano i soci, mancano i figli ed i famigliari di soci, mancano i veri tifosi (verdadeiros apoiantes). Mancando questo punto di incontro, non si può avere un avvicinamento di persone, e quindi calore umano che è fondamentale per la vita sportiva.
2) – La Società che definisce l’ H.C, pur avendo ristrutturato la Società stessa, con dirigenti di buona volontà, con sforzi economici, sembra che debba ancora stabilire il próprio obiettivo.
a) Investe una somma non indifferente per la pratica di hockey.
b) Non ottiene resultati che si aspettava per ragioni molto complesse.
3) – Se mi è permesso un suggerimento, (che è la mia ottica personale) dirò che l’obiettivo di questa Società deve essere prioritário.
… (qui elencavo obiettivi a breve, medio, lungo termine) …
Comunque condizionati dal fatto di possedere o no una própria palestra.
5) – Senza palestra esiste solo un obbiettivo: “La vittoria”.
5.1 – E’ una possibilità a corto tempo. Soluzione per questo:
a) – Costituire una squadra con giocatori di gran nome e capacità conosciuta, stranieri o nazionali, ma che possano garantire un risultato.
- Conseguenza: Aumento sensibile di investimenti per acquistare nuovi giocatori, senza pensar alla palestra. Questo apporterà una situazione sportiva anomala, e cioè un gruppo di mercenari. (Soluzione temporanea).
…
7) – Con palestra propria:
1) – Gli obbiettivi potranno essero più vasti, e più d’accordo con la parola “club”.
a) – La creazione di un centro, dove indipendentemente dalla pratica sportiva specifica, si potrà permettere numerose altre attività, anche socio culturali, portando una vera dimensione all’ H.C. MONZA nella comunità.
b) – Creazione di un vivaio permanente di atleti, che integrati in una nuova mentalità, ed in un nuovo regime di relazioni com la Società, saranno i futuri supporti dell’attività sportiva.
c) – Ringiovamentodella squadra attuale.
2) – E’ una alternativa a lungo tempo, e potrà iniziare alla fine di questa epoca.
Soluzione:
a) – Costruire palestra propria.
N.B. – E’ mia opinione che dividere una palestra com 2 o 3 società non funziona.
Alla luce di questa esposizione, la Società ritengo debba scegliere la via lunga e sicura, per uno sviluppo graduale e tranquillo, che è la base di eventuali successi, oppure la via corta, subita, emozionale, che non garantisce niente.
Allenatore. F. Velasco”
Nota: più avanti, quando divenne imperativo per il Club andare via verso Biassono, fui chiamato dal presidente Claudio Vergani, in compagnia del Direttore sportivo Luigi Fedeli, a visitare alcune installazioni industriali dei mobili di Milano, dove avevano sede imprese e loro magazzini. Lo scopo era di valutare diversi tipi di copertura moderna per grandi superfici. Credo di essere stato con loro perché m’intendevo di architettura (il presidente se ne accorse quando gli inviai alcune note critiche sulla piantina del nuovo palazzetto, pubblicata sul giornale locale. Questa visita mi rese certo che la costruzione sarebb estata realizzata.
Ai play-off con onore
Le partite di hockey continuavano come da calendario, si perdeva e si vinceva, sapendo in anticipo che saremmo arrivati al minimo obiettivo prefisso: restare in Prima divisione e, se possibile, fare i Play-off. Come allenatore non potevo che rassicurare l’ambiente e mantenere la mente fredda, imponendo drasticamente il programma di lavoro stabilito, che per altro filava liscio con il concorso di tutto il gruppo tecnico.
Voglio qui citare due cronache tratte dal giornale, che meglio simboleggiano quanto detto:
Da “Il Cittadino”, del 10 febbraio 1983, sulla 6ª giornata di ritorno:
Il titolo evidenzia le modifiche qualitative ottenute con i giocatori, nell’arco di quel tempo disponibile, nonostante la gran difficoltà di cambiare la “formattazione” di quelle teste, che sin da ragazzi si erano sempre basati sull’intuito e improvvisazione, senza che un’idea o un sistema li guidasse ad un modo d’agire di gruppo.
Da "Il Cittadino" del 10 Febbraio 1983
“Musica nuova in casa monzese. Velasco, cui non fa certo difetto la pazienza, aveva promesso una squadra competitiva per il girone di ritorno: é stato di parola. E le cifre, giudici incorruttibili dello sport, lo testimoniano con chiarezza. Undici soli punti nell’andata (su 13 incontri), con ripetute cadute esterna ed una preoccupante penuria di reti; già otto punti in sei gare della fase discendente, con la bellezza di 25 reti nelle ultime tre vittoriose esibizioni. Adesso il Monza è una realtà, una compagine sólida, perfetta sul piano atlético. Fatica, lavoro, aveva promesso il barbuto mister a settembre, razionale negli schemi e nelle posizioni sul campo, un complesso capace di integrare e render produttive per il collettivo individualità in passato ingovernabili.”
Da “Il Cittadino”, del 31 Marzo del 1983, sulla 13ª e ultima giornata di ritorno:
“… È già un risultato confortante per gli uomini di Velasco, soprattuto perchè ottenuto esclusivamente con le proprie forze, senza bisogno di particolari disavventure altrui. Oltrettutto cancella, questo nítido successo di Novara, una specie di psicosi, un complesso della nostra compagine, fortíssima a domicilio (20 su 26 i punti raggranellati in tredici gare), ma decisamente arrendevole in trasferta… Il Monza dunque ha centrato l’obiettivo mínimo di questa sua stagione altalenante, contraddittoria. Lo há fatto in maniera convincente sabato sera, sul lúcido parquet di Novara, cun una partita perfettasul piano tattico, determinante e concreta.”
... Come allenatore non mi era mai passata per la testa qualsiasi ambizione per i Play-offs, né fare la corsa al primo posto, ma, nonostante ciò, fui insolitamente silurato, come da dicumento del presidente del 21 maggio che riporto di seguito.
Intanto, si continuava ad allenarsi per la coppa Italia, e per il torneo Weil, che si doveva giocare il 20, 21 e 22di maggio, per il quale avrei dovuto allestire una nuova rosa dato che vari giocatori non volevano far parte della rosa. Era una buona occasione per far afre esperienza a qualche giovane giocatore del Club, integrandoli con i più esperti e stimolandone l’animo.
Nell’allenamento del 23 aprile e del 28 aprile dovetti richiamare due decani e nella sessione del 28 aprile subii una reazione irrispettosa da parte di un atleta, che inviai seduta stante agli spogliatoi, ciò che diede origine alle sanzioni disciplinari che vi descriverò. Premetto che non ho mai punito un atleta direttamente, avendo l’abitudine di riunire sempre il Gruppo Tecnico ed analizzare la situazione, decidendo assieme cosa fare. Comunque inviammo queste note:
Ufficio interno, datato, 5 maggio 1983, indirizzato a Villani Fabrizio.
”Nonostante il colloquio chiarificatore voluto dall’Allenatore Sig. Velasco, durante gli allenamenti del 23/4 (via Boccaccio) e del 28/4 (via Ardigò), Ella veniva meno alle vigenti norme di comportamento in atto. Pertanto Le comunichiamo che proporremo al Comitato Centrale:
a) – Una ammenda pari…
b)– L’invito altresì a voler presentare le Sue scuse all’Allenatore Sig. Velasco, alla presenza dei Suoi compagni.
Il Gruppo Tecnico:Il Direttore Sportivo Luigi Fedeli, l’Allenatore F. Velasco e il Preparatore Atletico Walter Albertarelli.”
Ufficio interno, datato, 5 maggio 1983, indirizzato a Citterio Roberto.
“La presente per comunicarLe che il Gruppo Tecnico, su parere della Società, há deciso di manlevarLa dall’obbligo degli allenamenti, e di consequenza da tutte le gare ufficiali, amichevoli o manifestazioni di qualsiasi genere da disputarsi tanto in Italia quanto all’estero, con effetto imediato. Tanto era nostro dovere comunicarLe, nel mentre ci è gradito l’incontro per porgere i nostri saluti.
Il GruppoTecnico: Luigi Fedeli. ecc.”
…
Nel frattempo, fui convocato dal Settore tecnico della Federazione Italiana, per partecipare ad un Seminario riservato agli allenatori iscritti al Gruppo Allenatori, che si doveva tenere il 6 e 7 di maggio, al Centro Tecnico di Coverciano, Firenze, (conforme al notiziario nº 31, del 2 maggio, FIHP. Tornai il giorno 7 e mi ritrovai a dovermi confrontare con anomalie per nulla beneauguranti e che richiedevano pronte risposte scritte.
…
Ufficio interno, datato 10 maggio 1983, al Comitato Centrale della SAD.
“Con la presente portiamo a Vs conoscenza la realtà dei fatti circa le lettere del 5 Maggio, da noi firmate e presentate agli atleti Villani Fabrizio e Citterio Roberto. Su segnalazione e richiesta dell’Allenatore Sig. Velasco, convocammo un comitato di settore chiamando, per la Società, il Rag. Giusti. In questa seduta, si portava a conoscenza della Società, il comportamento irriguardoso dell’atleta Fabrizio Villani, nei confronti dell’Allenatore, nonostante l’atleta stesso fosse già stato richiamato in precedenza.
Per quanto sopra il Gruppo Tecnico avanzava una proposta di sanzioni disciplinare e pecuniaria. In base all’esposto del Gruppo Tecnico il Rag. Giusti, quale representante della Società approvava la stesura di una lettera di cui alleghiamo copia, da fare pervenire all’atleta Villani prima della seduta d’allenamento del 5 Maggio.
Terminata la Ns esposizione sul caso concernente l’atleta Villani, il Rag. Giusti premettendo di essere investito di pieni poteri da parte della Società, informava il Gruppo Tecnico di avere prove circa l’inqualificabile comportamento di Villani, asserendo che l’atleta Citterio Roberto facesse opera di disgregazione incitando il Villani a rimostranze nei confronti dell’allenatore.
Il Gruppo Tecnico, completamente all’oscuro di tale interferenza da parte di Roberto Citterio, chiedeva chiarimenti in propósito al Rag. Giusti. Davanti alla gravità dei fatti, fummo indotti a credere al rappresentante della Società, e procedemmo quindi a formulare una lettera, unitamente al Rag. Giusti, della quale alleghiamo copia. Fu con sorpresa che constatammo a posteriori, il non allineamento e la non conoscenza del problema da parte della Società, conseguentemente all’intervento del Vice Presidente Sig. Giovanni Colombo.
Per quanto riguarda Villani Fabrizio, su richiesta dello stesso Vice Presidente a nome della Società, il Gruppo Tecnico soprassiede all’ammenda pecuniária proposta, ma intende, per motivi vantaggiosi alla Società e al prestigio dell’autorità disciplinare conferita all’allenatore, far rispettare alla lettera il secondo punto della comunicazione. Per quanto riguarda Citterio Roberto riteniamo che sia la stessa Società, in base alle prove in suo possesso, a procedere o meno nei confronti dell’atleta in questione.
Pensiamo sia opportuno chiarire i fatti sopra descritti, onde evitare per il futuro, la mancanza di sincronismo e coordinamento nella Ns Società, affinchè problemi di chiara entità non diventino occasione di sgretolamento dei cardini, sui cui si poggia la Società stessa.
Il Gruppo Tecnico: Il Direttore Sportivo Luigi Fedeli, l’Allenatore F. Velasco e il Preparatore Atletico Walter Albertarelli.”
…
Il dirigente impiccione
di Francisco Velasco
Per la comprensione della storia degli eventi ecco una mia lettera
Biassono, 21 Maggio 1983
Spett. Dott. Claudio Vergani
“Sono stato invitato ad essere il técnico responsabile della formazione, preparazione e conduzione delle squadre dell’H.C.Monza Pompe Vergani e pertanto sono venuto dal Portogallo, con famiglia e bagagli cosciente di tutto ciò che da me si aspettava in relazione al grande progetto di cui Lei è il principale propulsore. Tale progetto e la enorme responsabilità che grava sulle mie spalle accompagnano sempre le mie azioni.
Sino ad oggi le indicazioni che ho tratto, mi rendono orgoglioso del mio lavoro, in quanto dimostrano l’esistenza di una generale soddisfazione:
1. Ottenimento dei minimi obiettivi stabiliti dalla Società per la stagione in corso…
2. Reazione di altri colleghi (allenatori) e collaboratori diretti che sembrano positivi.
3. Reazione della stampa locale e avversaria che ad un certo punto lasciano trasparire preoccupazione per le modifiche operate nella nostra quadra.
4. Reazione della squadra in generale, che nonostante i vari disturbi, há dimostrato un salto qualitativo…
Tutto cio si è verificato nonostante i condizionamenti che tutti noi conosciamo:
- Età media della squadra abbastanza elevata.
- Impossibilità di effettuare il mínimo indispensabile degli allenamenti a ranghi completi.
- Introduzione di un nuovo tipo di lavoro, disciplina e di relazioni in generale.
- Ristrutturazione della Società com modalità differenti.
Le funzioni di un Allenatore, se è mediamente esperto e conoscitore, sono complesse e difficili, perchè gli si presentano problemi di ogni ordine ed origine:
1. Ha a disposizione un quadro di atleti professionisti.
- Essi possono impegnarsi o non impegnarsi, possono allenarsi o non possono allenarsi, sono più disciplinati o meno disciplinati, possono reagire bene alle istruzioni o meno, etc, etc.
- Essi necessitano di un lavoro intenso, di una disciplina ferma, poichè gli stimoli già esistono sotto la forma di uno stipendio.
2. Ha a disposizione un quadro di atleti dilettanti.
- Indipendentemente da ogni cosa desiderano il loro posto al ”sole”.
- Essi hanno bisogno di stimoli e disciplina diversi, accompagnati da un programa di attività adeguate al loro “status”.
3. Há a disposizione un quadro di atleti giovani, esordienti e giovanissimi.
- Essi automaticamente si impegnano data la natura própria dell’età che chiede la pratica di un esercizio físico-sportivo che tutti noi conosciamo essere un esigenza típica dell’età evolutiva.
- Essi necessitano di un lavoro su presupposti completamente differenti, di una disciplina paternalistica che si accosti agli anni della gioventù.
- Essi hanno bisogno dell’esempio che i più “anziani” del Club possono darei in quanto è l’único modello visibile che possono imitare.
4. Ha a disposizione un gruppo di collaboratori diretti che necessitano di un mínimo di organizzazione e coerenza, responsabilità individuale e collettiva, che un allenatore di esperienza puo catalizzare.
5. Ha davanti a sè la Società ed il progetto da essa emanato per cui l’allenatore potrá contribuire solamente se riceve appoggio, stimolo e soprattuto fiducia. Tutto ciò obbliga l’allenatore ad un comportamento che sia basato:
- sulla sua esperienza, competenza e conoscenza.
- sulla sua onestà e imparzialità
- sulla sua fermezza ed autorità disciplinare.
L’Allenatore costituisce l’elemento nella posizione meglio adatta per valutare tutti i dati e i fattori dei problemi che trova e le cui soluzioni gli permetteranno di selezionare, preparare, formare e disciplinare le squadre affidate alla sua conduzione.
- L’allenatore trascorre molte ore, sia in allenamento che in partite ad osservare i suoi atleti attentamente.
- L’allenatore acquista una conoscenza dettagliata della personalità e delle particolarità degli atleti, dei loro temperamenti e delle loro reazioni, dei loro aspetti negativi e positivi.
- L’allenatore è l’único abilitato a stabilire una línea generale di attuazione e disciplina che uniformerà il comportamento di tutti con la flessibilità necessária per il caso specifico. Terrà sempre in considerazione gli aspetti umani del singolo senza danneggiare gli aspetti umani di tutti gli altri.
- L’allenatore sopratutto è colui che per mezzo della sua esperienza e conoscenza potrà formare le squadre che megliono difendono gli interessi della Società.
Il piano di lavoro dell’allenatore e le sua autorità tecniche e disciplinari non devono essere intaccate o distrutte, se non si vuole provocare conseguenze negative. Se l’allenatore non è competente, interessato, lavoratore o se non rientra negli interessi della Società, alla Società stessa spetta il compito di allontanarlo prendendo una decisione.
1. Ci sono due metodi per fare quanto sopra:
- Direttamente, per iscritto, specificando le ragione e i metodi di rescissione di un contratto.
- Indirettamente, disgregando prima la sua autorità sia disciplinare che técnica, non garantendogli i mezzi per poter operare, portandolo a prendere decisioni che in línea di massima non desidera.
- Il método più elegante è il primo.
Nel mio caso particolare, come Allenatore, se la Società non vuole la mia destituzione e conseguente allontanamento, risulta che qualcuno all’interno della Società si trova in conflitto con gli interessi della stessa.
Qui entra in causa l’attuazione incomprensibile e paradossale del suo Vice-presidente, Sig. Giovani Colombo che specificherò come segue:
1. Ignora in assoluto o non da valore alle esigenze che ho sempre avanzato nei confronti degli atleti e accompagnatori circa il comportamento tranquillo che si deve mantenere negli spogliatoi e specialmente sulla panchina dei giocatori.
- Sulla panchina il Sig. Colombo non contribuisce a creare il clima di serenità necessária, eccitandosi e insultando gli atleti avversari e discutendo con il publico. Perde il controllo di sè coinvolgendosi in discussioni sterili con gli oppositori, gli arbitri ed i tifosi.
Noi sappiamo che tutte le situazioni anomale risultanti dall’operato degli arbitri e il comportamento insólito da parte dei dirigenti e giocatori avversari, verificati sul campo di gioco, possono e devono essere contestati legalmente in accordo al Regolamento vigente. – Quanto sopra dovrà essere sempre fatto dal Capitano della squadra, sentito il parere dell’Allenatore e da accompagnatori qualificati. – Qualsiasi altro método non funziona mai.
2. Se da un lato, io, come Allenatore, opero con tutte le miei capacità per preparare, stimolare e moralizzare la nostra squadra, il Sig. Colombo si manifesta distruggendo questo mio lavoro.
- Qualche giorno prima di una partita importante quale il 1º dei “play-off”, concesse una intervista demoralizzante al giornale “Il Cittadino”, denunciando una mancanza di tatto che si è riflessa inevitabilmente sui giocatori.
Articolo: - “Se non si buttavano alle ortiche punti a ripetizione in trasferta – dice il vice- presidente Colombo – adesso avremmo qualche ragionevole speranza di passare al turno sucessivo dei “play-off”. Invece ci tocca próprio il Vercelli: ci consoleremo con l’incasso, almeno…”
Tale dichiariazone risultava inopportuna in quanto, considerando il prospetto seguente la squadra risultava 5º nel punteggio, 3º nel “goal-average” e 4º nel coefficente forza.
Tabella classificativa comparativa
- Prima della seconda partita del “Play-off”, fa eliminare dal programma del Gruppo Tecnico il pasto che abitualmente ha preceduto tutti gli altri incontri, che serviva anche alla concentrazione e all’amalgama della squadra. Tutto cio ha avuto un’influenza negativa sui giocatori da me registrata quando, come alternativa, ci siamo ritrovati al bar del sig. Monti, senza accompagnatori, senza dirigenti, senza nessuno.
Confuso e frustrato, al termine della seconda partita dei Play-off, ho chiesto al sig. Colombo un “meeting” con la Società. Come risposta lui ha detto che la Società era lui e il Sig. Claudio Vergani e proceduto invitando il Sig.Vergani ad un confronto immediato in uno spogliatoio pieno di confusione in cui ho cercato di sapere nel migliore dei modi quanto segue:
- Come potevo io ottenere la serenità sulla panchina dei giocatori? - Come potevo io evitare questo tipo di disgregazione in mérito a quanto sopra? - Rimanevano immutati gli obiettivi della Società per il resto della stagione? - Dovevamo continuare con la stessa determinazione?
Ella, Sig. Presidente, mi ha dato come risposta che lo stesso ritmo di lavoro doveva essere mantenuto. In accordo alla sua risposta ho pianificato ed ho cercato di attuare un piano di allenamenti per affrontare il Torneo Weil e la Coppa Italia quali prossimi appuntamenti agonistici.
1. Allenamenti programmati per il martedi, giovedi e sabato, com la presenza di tutti gli atleti ai due ultimi giorni della settimana.
- Sono stato informato, tramite il Direttore Sportivo, sig. Fedeli, che gli atleti Pardini e Valenti erano dispensati dall’allenamento del martedi e giovedi e che avrei potuto contare sulla loro presenza solo il sabato.
- Sono anche stato informato, a posteriori, che i suddetti atleti avrebbero saltato un sabato di allenamento in quanto presenti ad un Corso Allenatori a Coverciano.
- Di conseguenza gli atleti menzionati hanno fatto registrare solo due presenza in un mese di allenamenti.
Ho continuato tuttavia a lavorare con i giocatori presenti cercando di dare un assetto alla squadra con un occhio particolare al futuro e specialmente al Torneo Weil caratterizzato de molte partite in pochi giorni. Per cui si rendeva necessário un programma detagliato e un intervento con critério da parte mia che permettesse un riposo adeguato ed una massimalizzazione del rendimento técnico-atletico dei giocatori.
Durante questo período delicato, si inserisce il problema disciplinare dell’atleta Villani in relazione al quale il Gruppo Tecnico, aveva già ottenuto l’approvazione della Società nella persona del sig. Giusti; il sig. Colombo si manifesta di nuovo tagliando e facendosi vedere tagliare, la mia autorità disciplinare.
- Alla presenza degli atleti Citterio Gianenrico e Citterio Roberto chiede spiegazioni al Gruppo Tecnico di tutta una questione in precedenza discussa presso la Sede Sociale dallo stesso Gruppo Tecnico, dando l’apparenza di non conoscere le gravi ragioni che il sig. Giusti a suo tempo aveva presentato quali motivi di provvedimenti disciplinare a carico dell’atleta Roberto Citterio, in quanto quest ultimo influenzava e incitava l’atleta Villani all’indisciplina.
A questo punto, su richiesta del Direttore Sportivo, ho emanato una lista dei giocatori che dovevano partecipare al Torneo in Germania che è stata affissa in bacheca il giorno martedi 17.5.83. Con mia sorpresa il Direttore Sportivo, il giorno seguente, mi comunicava che la lista degli convocati era stata cambiata. A fronte di ciò ho chiesto al Direttore Sportivo che informasse la Società del mio disaccordo e che avrei desiderato discutere circa tal cambiamento. Il Direttore Sportivo mi há referito di attendere disposioni telefoniche da parte della Società alla quale io ho obbedito trattenendomi per tutto il giorno 18.5.83 presso la mia abitazione.
Non ho ricevuto communicazione alcuna durante questa giornata. Giovedi 19.5.83, non avendo ricevuto nessuna communicazione, ho telefonato a Lei, Sig. Presidente, esponendo il mio punto di vista. La sua risposta finale fu quella di fare che io chiamassi il sig. Colombo e qualsiasi decisione da lui presa avrebbe il suo avvallo.
Durante il “meeting” con il sig. Colombo, costui, apportando ragioni di interesse della Società, senza specificarne la natura, ma che Lei, come me, sappiamo essere solamente una ragione umana (caso atleta Valenti), ha imposto la sua formazione dicendo che due atleti da me convocati erano esclusi e il non convocato (Valenti) era incluso. Nonostante le ragioni da me evocate, di carattere esclusivamente tecnico, il sig. Colombo si è mantenuto inamovibile sulle le sue posizioni.
Il sig. Colombo, come già aveva dichiarato tempo addietro, è la Società, ma in questo modo la danneggia poichè:
- Dimostra un rapporto di favoritismo speciale per due atleti che non si sono allenati per tutto ultimo mese e che non compaiono nel’organico della formazione per il prossimo anno.
- Non dimostra interesse per le conseguenze che toccano gli altri che rimarranno nell’H.C.Monza, il próprio Allenatore, il Gruppo Tecnico, i giocatori impegnati ed i giovani inseriti nel nostro quadro di atleti.
- Distrugge un lavoro di preparazione per il “Torneo Weil” e per la Coppa Italia.
- Cerca di distruggere l’autorità técnica dell’Allenatore ed il suo prestigio, imponendo una formazione che costui non há allenato e che non può, di conseguenza, condurre se non in un modo avventuroso.
- Ribadisce che in futuro agirà così sempre senza neanche dovere motivar le ragioni.
Il sig. Colombo ha detto che lui è la Società e ovviamente dovrà difendere i suoi interessi, ma in tal modo ritengo che egli possa danneggiare la Società stessa.
In 22 anni che alleno squadre di Hockey di tutti i tipi quali Clubs, selezioni regionali e nazionali, a livello Portoghese a anche Internazionale posso dire di avere vissuto situazioni complicate che sono andate ad arricchire la mia esperienza. In cosi lungo lasso di tempo non ho mai accettato di condurre squadre e giocatori che non si allenano e tanto meno ho mai accettato formazioni imposte da altri e per qualsiasi ragione. Anche come Allenatore, professionista e serio, nessuno ha mai cercato di togliermi il terreno da sotto il piedi in tal modo. Io credo che ciò non sia mai avvenuto per il rispetto dovuto alla mia persona e perchè tutto quanto poteva costituire un “casus belli”. C’è un limite alla dignità di ogni individuo.
In conseguenza a quanto sopra, Sig. Presidente, essendo nata una situazione che destabilizza le condizioni che permettono ad un Allenatore di operare con tranquilità ed efficienza e che non promette nulla di buono per il futuro di un progetto interessante e costoso a cui Ella sta dando forma laboriosamente e gradualmente, chiedo rispettosamente come procedere a difesa di una coerenza umana e professionale.”
Francisco Velasco – Allenatore dell’Hockey Club Monza”
…
Passiamo ora alle “faccende personali” citate prima:
La storia in fondo ha semplici fasi e si racconta in un attimo.
1. Un vice-presidente in cerca di notorietà per affermarsi nella comunità.
2. Un padre premuroso che vorrebbe vedere i propri figli in nazionale, anche se ce ne sono altri più validi.
3. Un selezionatore allenatore senza squadra.
4. Un offerta di posto tipo merce di scambio.
5. Un casus belli, tipo Stretto di Ormuz, per scatenare una guerra.
Ad un certo punto mi fecero vedere la minuta del nuovo organigramma elaborato dalla SAD, salvo che nel rettangolo dedicato al Gruppo Tecnico c’erano sei puntini (… …), al posto dei nomi dell’allenatore e del direttore sportivo. A furia d’insistere e con gran riluttanza e imbarazzo mi rivelarono che si trattava di un tecnico di fama. Chiaro che per me era un’ipotesi inaccettabile e sottolineando che la situazione mi pareva strana, con un sorrisetto mi disse che in un’area tecnica così importante e sensibile “due allenatori erano una folla”. Ricordando esperienze passate, fui categorico nel sollecitare che chiarisse la mia posizione: – “Se arriva uno, va via l’altro!”. In retrospettiva, questa reazione sembrerebbe un po’ impulsiva o drastica, ma non ho dubbi che qualcuno possa pensare potesse nascere qualcosa di buono da un regnante bicefalo, i cui propositori, animati da interessi personali, iniziavano ad uscire dall’ombra. Ora, siccome non conveniva perpetuare situazioni ambigue, interiorizzai subito che era la fine della corsa e serenamente avvisai la mia famiglia.
Risultato, il vice-presidente rimase da solo sul palco, i “puntini” presero in mano la squadra, i suoi figliocci furono convocati l’anno seguente per il Campionato del Mondo, che si teneva a Novara. Uno rimase in panchina e l’altro, chiamato ad entrare in pista, dopo un minuto, fu colto da una tale ansia che iniziò a gridare nel panico, pregando che lo tirassero fuori, cosa che accadde immediatamente.
Questa scena non mi è stata raccontata. Io ero presente, ho visto e udito e non racconto questo patetico episodio per ripicca. Ma se le penne dei cronisti o degli aspiranti giornalisti esaltano i gol di Marzella, di Aguero o di Martinazzo, perché non registrare anche i piagnistei dei figliocci di questa terra?
…
Questa mia esperienza italiana fu ricchissima in tutti i suoi aspetti per la mia carriera di allenatore. Culminò con diverse conquiste:
1 – Ottenuta la licenza di allenatore nella massima categoria da un’Istituzione ufficiale di fama e ricevuto un premio che mi ha reso orgoglioso.
2 - Fatto parte del Settore Tecnico della FIHP, quando convocato.
3 – Aver ottenuto gli obiettivi prestabiliti per la squadra a me affidata.
4 – Aver iniziato una Sezione di Pattinaggio nella scuola di Biassono, il cui saggio finale sorprese la città, i familiari, insegnanti e dirigenti del Monza.
5 – Aver creato e usato, per la prima volta, statistica comprensibili degli eventi di gioco, riferiti a tutte le giornate di una stagione di hockey.
6 – aver preso parte al Simposio di Roma, come allenatore delegato dalla FPP (Federação Portuguesa de Patinagem), facendo la parte dell’avvocato del diavolo, per tante proposte assurde e scollegate dalla realtà.
7 – essere tornato in Portogallo a testa alta, senza rimpianti.
8 – aver ricevuto elogi inaspettati e commoventi dai miei collaboratori più stretti, che mi perdoneranno se non li cito tutti. A tutti: “In bocca al lupo e in culo alla balena!”
Il Direttore sportivo: “…Ho già contattato xy … e, pur avendo un dialogo corretto, mi manca la confidenza che avevo con te. È evidente che tu mi hai donato molto, sia come umanità che come ottica hockeystica: ne farò buon uso!”
Il Preparatore Fisico: «Quando tu sei partito ti avevo promesso di dedicarti una medaglia ai Campionati Europei Giovanili di Atletica Leggera – Ebbene, la picola Marta che tu avevi conosciuto a casa tua a Biassono, di medaglie ne há conquistato due… Quest’anno a Ipswich (GB) abbiamo fatto il bis. Tutte le volte che un mio atleta conquista una medaglia io penso a te. Ti devo molto perchè tu sei stato un mio maestro nello sport e nella vita con il tuo modo di comportarti. C’è gente in Italia che spaccia per sue delle teorie hockeyistiche che io so che sono tue… vero sig. ?!? Io invece posso dire di aver imparato da Chico a comportarmi da vero sportsman e non nascondo”
9 - aver ricevuto, nove mesi dopo essere andato via dall’H.C. Monza, un invito del suo Presidente per tornare e riprendere il posto d’allenatore! Ma pensa!
Monza 27 Aprile 1984 (dopo alcuni contatti antecedenti)
Caro Cico,
Rispondo alla tua lettera del cui contenuto ho preso buona nota, ed ho interessato il Presidente Dott. Claudio Vergani, in mérito alla tua richiesta. Il tuo ritorno tra di noi è da tutti condiviso ed in questa prospettiva ti sottopongo le condizioni, che il Presidente mi há incaricato di transferirti, e che spero siano di tuo gradimento.
... Questo è tutto. Spero próprio che ti vada bene. Io dico si, Arrivederci. Dodo»
Traduzione di Enrico Acerbi