Sabatino Aracu, ex parlamentare PDL, presidente della Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio e della Federazione Internazionale di Roller Skating, è stato condannato a 4 anni di carcere al termine del processo di primo grado relativo alla cosiddetta "Sanitopoli abruzzese" celebrato a Pescara.
Aracu è stato condannato per un singolo episodio di concussione alla pena minima prevista: la concussione prevede infatti da un minimo di 4 a un massimo di 12 anni di reclusione. Per lui la Procura della Repubblica aveva richiesto 9 anni di carcere in funzione di 8 capi di accusa differenti. La sentenza di primo grado ha dichiarato la prescrizione per alcuni episodi, ha assolto Aracu dal reato di associazione per delinquere "perchè il fatto non sussite" e lo ha assolto da altri episodi di concussione "per non aver commesso il fatto".
Aracu, al pari di tutti gli altri imputati, ricorrerà con ogni probabilità in appello contro la sentenza. Al termine della lunga giornata di ieri, il presidente della Fihp ha emesso un comunicato che riportiamo integralmente.
Alla fine di un lungo processo, in cui ho strenuamente lottato per la mia innocenza, prendo atto di una sentenza che ha fatto giustizia di quasi tutte le accuse (7 su 8), tranne una, la più infondata ed incredibile, perché basata sulle deliranti illazioni di soggetti privi di qualsivoglia credibilità.
Nel più assoluto rispetto dei Giudici, attenderò le motivazioni del provvedimento, deciso a continuare anche in appello la mia battaglia. Perché sono assolutamente certo che in secondo grado cadrà anche l’ultima imputazione, che – lo ripeto – non ha alcun fondamento probatorio o giuridico.
In queste ore ho ricevuto la solidarietà di moltissimi amici del pattinaggio, che sento di dover ringraziare per la loro vicinanza.
Tutti sanno quanto ho dato alla mia Federazione nelle vesti di Presidente, di politico, di imprenditore.
Anche per tutte queste persone, che hanno sempre creduto in me, non verrò meno al dovere di dimostrare, in modo definitivo e irrefutabile, la mia piena ed incondizionata estraneità ai fatti che mi sono stati ingiustamente ascritti.