C'è un tema che rischia di mettere in seria difficoltà l'hockey italiano: è quello del vincolo sportivo che nel nostro sporto lega gli atleti ai club in modo indissolubile. Teoricamente il cartellino di un atleta è di proprietà del club per tutta la vita, dato che le possibilità di svincolo sono ristrettissime e richiedono grandi sacrifici (non solo economici) agli atleti.
Il tema torna sottotraccia ogni estate quando i desiderata degli atleti e quelli dei club non collimano. Generalmente società e atleti trovano accordi soddisfacenti per entrambi; a volte si arriva a vere e proprie contrapposizioni che durano un'estate intera. Raramente accade che qualcuno venga allo scoperto e denunci apertamente ciò che accade.
E' il caso dei genitori di Dario Nardomarino, classe 1994, atleta dell'AFP Giovinazzo già in azzurro con la nazionale under 17, che denunciano quanto accaduto questa estate e annunciano l'intenzione del figlio di abbandonare l'hockey su pista. Trovate la lettera integrale in calce a questo articolo, seguita dalla posizione dell'AFP Giovinazzo che, da un punto di vista regolamentare è ineccepibile e mette in evidenza come il vincolo sia una garanzia nei confronti di un club che ha investito sul proprio settore giovanile.
Il paradosso di storie come questa è che entrambe le parti hanno buone ragioni a sostegno delle loro tesi. A essere sbagliata è una norma rimasta ormai unica nel panorama sportivo italiano e, secondo alcune interpretazioni, palesemente contraria ai dettami dei principi sportivi e persino costituzionali del nostro paese. E' uno di quei temi "tabù" che è urgentemente necessario prendere in mano per riformarli in modo da tutelare gli interessi in gioco (quelli dei club che investono in attività giovanile e quelli degli atleti che sono i protagonisti principali di questo sport): una riforma da fare presto e bene, prima che qualche sentenza extrasportiva imponga un "liberi tutti" che sarebbe disastroso per l'hockey italiano.
Questo è il testo della lettera che ci hanno inviato i genitori di Dario Nardomarino
"Questo appello l'abbiamo inviato alla FIHP chiedendo di diffonderlo tra i Tecnici che hanno avuto modo di conoscere nostro figlio e chiedendo aiuto in quanto la Società AFP si è rivelata sorda, miope ed anche muta visto che non ha ritenuto neppure di rispondere alla raccomandata che nostro figlio ha inviato il 20 settembre nella quale chiedeva il prestito per altra Società spiegandone le motivazioni.
Questo è un appello che noi genitori di Dario Nardomarino facciamo a tutti coloro che amano l’hockey. Dario ha deciso di appendere pattini e stecca al chiodo, forse in maniera irreversibile, perché profondamente amareggiato e deluso da questi ultimi due anni in cui progressivamente ha perso fiducia in sé e in chi doveva e poteva fargli raggiungere un livello superiore accrescendo e rafforzando in lui fiducia, motivazione e voglia di continuare a giocare e ad amare questo sport.
Questo non è accaduto purtroppo per tanti e svariati motivi e la società AFP Giovinazzo non è certo immune da colpe per scelte e decisioni sbagliate che hanno progressivamente favorito una sua disaffezione e progressiva demotivazione tanto da indurlo, per questa stagione sportiva, a chiedere di essere ceduto in prestito alla vicina società del Molfetta per ritrovare un minimo di serenità, nuovi stimoli e fiducia che potessero scongiurare un abbandono precoce dell’attività.
Ebbene, nonostante svariate richieste sue, nostre, del Presidente dell’Hockey Molfetta e di altre persone dentro e fuori la società che si sono mostrate sensibili al problema, la società si è rivelata sorda irrigidendosi in un diniego privo di buon senso e che tanto male, amarezza e rabbia sta provocando.
Eppure non di svincolo trattasi ma di prestito! Cosa spinge queste persone (presidente e dirigenti AFP) ad esser così ciechi, sordi e indifferenti?
Sono capaci di esprimere disinteresse se il giovane Dario decide di “smettere” nonostante sia stato da più di dodici anni atleta rappresentativo, nazionale under 15 e successivamente under 17 ai Campionati Europei 2010 e miglior marcatore azzurro, assiduo agli allenamenti, alle partite, ai raduni estivi e a quelli nazionali, miglior realizzatore in ogni anno agonistico, capace di scendere in campo anche se febbricitante o infortunato, che tanto ha dato, creando consensi ed entusiasmo e fiero di appartenere alla sua società, così come tanto abbiamo dato noi genitori come accompagnatori e collaboratori.
Credevamo in interlocutori sensibili alle problematiche soprattutto dei giovani e invece ci siamo trovati di fronte persone miopi, superficiali, distanti da quella che l’etica e la cultura sportiva dovrebbero in questi casi suggerire e animati da non si sa bene quale “logica” dettata probabilmente solo da sciocco ed egoistico campanilismo, che ha fatto maturare in Dario la decisione dell’abbandono. E’ una decisione questa che ci addolora ed è per questo che ci rivolgiamo ai tanti che ci hanno conosciuti e tengono a cuore la sorte di Dario affinchè possano dire o fare qualcosa che porti a persuadere Presidente e Dirigenti della società a ricredersi e a ritornare sulla precedente decisione."
Giovinazzo, 1 ottobre 2012
Ciro e Anna Nardomarino
Sull'argomento abbiamo interpellato l'AFP Giovinazzo che ci ha inviato questa risposta.
"Ci sono norme federali che vanno rispettate per quanto concerne il trasferimento degli atleti. Sono state proposte al ragazzo tutte le soluzioni per metterlo a suo agio e quindi fargli disputare al meglio la stagione agonistica a venire, aggregandolo alla suqadra di serie A, assegnandogli la fascia da capitano della squadra di serie B. Abbiamo ricevuto incomprensibilmente dinieghi alternati alla partecipazione agli allenamenti.
Quando la situazione è diventata insostenibile abbiamo proposto al ragazzo il riscatto del cartellino secondo le norme federali che prevedono il premio di formazione. Abbiamo ricevuto un ulteriore diniego.
A noi dispiace per il ragazzo, ma credo sia intuibile che da parte della società AFP Giovinazzo sono stati assunti comportamenti responsabili che l'osservanza dei regolamenti e delle norme che regolano il nostro mondo. Le decisioni del ragazzo per fortuna non rappresentano la legge, altrimenti sarebbe devastante per il mondo dell'hockey se si accettassero tutti i desiderata degli atleti. Ci sono delle cautele normative delle quali la società ha deciso di avvalersi legittimamente. Nel caso di specie, sono anni che la società impegna risorse per formare l'atleta e non ci sembra giusto che un semplice desiderio (tra l'altro per noi incomprensibile) metta a repentaglio il lavoro svolto in tanti anni sul ragazzo da parte di una società che ha sempre fatto del settore giovanile il suo vanto".
AFP Giovivinazzo