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Michele Poli, allenatore del Molfetta: "Daremo il massimo fino alla fine"


"Ho sempre sognato di allenare una squadra di soli molfettesi in serie A1 -racconta in questa intervista il tecnico del Molfetta- ma quello che sta accadendo oggi non era quello che intendevo". Stretta da una seria crisi economica, la società del presidente De Palma sta portando a termine un campionato difficile, non solo per il bene dell'hockey pugliese, ma per l'immagine di tutto l'hockey italiano.

Scritto da Paolo Virdi - Pubblicato il 28/03/2012 - 14:32 - Ultima modifica 01/04/2012 - 08:39

Michele Poli dà indicazioni a De Ceglie.

Foto Alberto Vanelli

Si è portati ad osannare i vincenti, a portare in trionfo chi manda in tripudio le folle, a parlare di chi è sempre nei titoli di giornali. Invece in questo momento l’hockey deve rendere merito ad un uomo che con i suoi sforzi sta dando credibilità ad un intera disciplina.

Un allenatore e i suoi ragazzi, che si sono dovuti rimboccare le maniche a metà stagione, facendo dei sacrifici immensi. Lui, Michele Poli, venerdì scorso torna dall’ufficio, dà un bacio a moglie e a tre splendidi figli e parte in pullman destinazione Lodi. Prende 10 gol ma onora la partita fino in fondo. 50’ intensi, come se fosse una finale. Poi ancora in pullman, destinazione Prato. Un'altra sconfitta, stavolta peggiore, maturata negli ultimi minuti, quando ormai la fatica attanagliava i muscoli dei suoi giovanissimi atleti. Poi ancora pullman ed il ritorno a Molfetta, alle 6 del mattino di lunedì. Un saluto alla famiglia, una doccia e via al lavoro.

Una premessa che rischiara le idee ai meno informati: la scorsa stagione Michele Poli prende la guida del Molfetta, lo porta al sesto posto ed ai quarti di finale dei play off, dove, dopo aver costretto i lodigiani alla terza partita, viene eliminato. Giocando un hockey champagne, sfruttando la velocità di Tamborindegui e Fernandez, bomber cileno, che tradisce l’emozione in gara tre, la cui espulsione cambia radicalmente il match e lancia il Lodi in semifinale play off.

Quel Molfetta ha stupito tutti, conquistato l’Europa e ha fatto un'estate di proclami, di attese per una stagione di vertice. Invece subentra una crisi economico - finanziaria che costringe il club a cedere i pezzi pregiati. Restano soli, Poli ed i suoi ragazzi, alcuni molto giovani e alle prime armi. Invece il Molfetta batte il Trissino, in una gara no-bet, ovvero le agenzie di scommesse non accettavano nemmeno le puntate. Il Molfetta si batte come un leone e cede di misura con il Forte e nel derby con il Giovinazzo.

Ma cosa fa andare avanti il mister molfettese? Quali motivazioni può ancora trovare?
“Oggi come oggi le motivazioni le trovo in molte cose -risponde Michele Poli-: la gente che mi stima, che mi appoggia, che mi da la forza di andare avanti insieme ai miei ragazzi. Soprattutto la trovo nella mia famiglia. Il difficile diventa quando devo spiegare ai miei tre figli, soprattutto alla piccola che ha 10 anni, perché il papà sta via tre giorni. Oltretutto a scuola deve fare anche i conti con i suoi compagni tifosi del Giovinazzo e, dopo aver passato un periodo bello come l’anno scorso, ora si trova nella situazione di dovermi  difendere”. 

Ma Poli si rende conto di che peso abbia sulle spalle il Molfetta in questa stagione, soprattutto dopo il ritiro del Seregno?
“Ne siamo consapevoli. Sappiamo che sacrifici fa la Lega per cercare di far crescere questo sport, anche con i media e le televisioni. Noi non possiamo mollare, perderebbe la credibilità l’intero movimento”.

E questo è indubbio. Non oseremmo nemmeno pensare cosa accadrebbe se a Molfetta lasciassero proprio ora: la serie A1 passerebbe da 14 a 12 squadre, falsando tutta la stagione. Poli lo sa e continuerà imperterrito per la sua strada, con i suoi ragazzi.
“Quando ho iniziato, a Molfetta nel 1985, allenavo i ragazzini, che ogni volta raccoglievano decine di palline gettate nella loro porta dal Giovinazzo. Poi sono cresciuti e insieme abbiamo vinto anche dei titoli italiani. In quei momenti avevo un sogno: giocare in serie A1 con ragazzi cresciuti solo a Molfetta. In un certo senso l’ho avverato, ma non era così che avrei voluto che accadesse”.

Per il Mister i suoi ragazzi sono tutto, ma manca qualcosa. 
“La programmazione. Le cose si sono evolute così, strada facendo. Ma avrei preferito della programmazione: avrei voluto, ad esempio, avere Gigi Marzella in forma e non recuperarlo in extremis. Bisogna che si abbiano degli obiettivi realistici ad inizio stagione e poi lavorare per raggiungerli. Ecco l’anno prossimo non importa quali siano, ma vorrei pormi degli obiettivi e lavorare per raggiungerli”.

E non è decisamente il caso di Poli e del suo Molfetta, partito per far strada in Coppa CERS  e raggiungere i play off. E invece deve lottare per salvarsi. Oltretutto senza un soldo e con poca fortuna.
“A Prato mi sono sentito crollare il mondo addosso. Eravamo stanchi, contati, oltretutto, ironia della sorte, Bocassini è stato messo k.o. dall’arbitro. Ma trovarsi sul 5-5 a tre quarti di gara, e subire due reti in 30” ci ha tagliato le gambe”.

Oltretutto dopo aver 50’ intensi giocati a Lodi nemmeno 24 ore prima.
“A Lodi non ci siamo risparmiati. Dovevamo onorare la partita! Marzella poi si è comportato alla grande, con molto fair play, mentre i miei ragazzi sono stai favolosi: giocar davanti a 1.300 persone non capita spesso. E loro hanno dato il massimo. È finita 10-1, è vero, ma la gente si è accorta dell’impegno che ci abbiamo messo. Siamo noi allenatori i registi di ogni sabato sera: se le squadre giocano bene e fanno divertire, la gente torna a vedere l’hockey. Abbiamo l’obbligo di rendere l’hockey divertente e piacevole, di vendere il prodotto. Il nostro futuro dipende dallo spettacolo che riusciamo ad offrire”.

Al termine di questa lunga intervista Michele Poli ci racconta anche il suo sogno più ricorrente.
“Lo faccio spesso, di notte. Mi capita di sognar di essere il C.T. dell’Italia alle Olimpiadi. E per essere un olimpionico devi conoscere i veri valori della sportività, è fondamentale.”

E Michele Poli non solo conosce i valori della sportività: in quei valori ci crede, ne fa una filosofia di vita, li applica, li divulga, li predica. E l’intero mondo dell’hockey non può far altro che apprezzarlo.

Parole chiave: Hockey Molfetta, Serie A1, Michele Poli, Intervista,
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