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Mariotti: "E' la nazionale della svolta, da oggi si guarda solo al futuro"


All'indomani della convocazione dei 15 azzurri che prenderanno parte al lavoro di preparazione della nazionale che inizia il 10 agosto a Grosseto, Massimo Mariotti spiega le sue convocazioni, le presenze e le assenze di un gruppo destinato a traghettare l'hockey italiano in una fase difficile, in attesa che maturino i giovanissimi del progetto "Campioni 2015".

Scritto da Redazione - Pubblicato il 23/07/2012 - 09:11 - Ultima modifica 04/08/2012 - 10:17

Massimo Mariotti.

Foto Marzia Cattini

Non esiste decisione o gesto compiuto da Massimo Mariotti che non scateni violente discussioni nel mondo dell'hockey. Perchè Mariotti è così: polarizza il pubblico, lo divide tra chi lo ama incondizionatamente e chi lo detesta a prescindere.
Anche la prima convocazione della nazionale, che si ritroverà alla Principina di Grosseto dal 10 al 24 agosto prossimi, non ha fatto eccezione. Tra nomi illustri e assenti e presenza ingombranti, la lista degli azzurri è finita al centro di un vivace dibattito.
Ecco che cosa ne pensa l'autore, Massimo Mariotti, CT della nazionale italiana. 

Per questa nuova nazionale che affronterà gli europei si può già parlare di rivoluzione: solo quattro "superstiti" rispetto a San Juan 2011.
"Ho fatto una convocazione coerente rispetto al progetto che ho accettato al tempo del mio insediamento. Prima una nazionale in grado di mettere l'Italia in una posizione migliore nella griglia mondiale in vista dei mondiali angolani del 2013 e di quelli francesi del 2015. Ora una nazionale rinnovata, che prende il meglio che il campionato italiano esprime al di là dei grandi campioni vicini ai 40 anni. A loro, che hanno fatto la storia dell'hockey italiano, va il mio ringraziamento per essersi messi a disposizione in una fase molto diificile. Adesso però è tempo di svoltare".

Che criterio hai seguito per convocare i 15 "azzurrabili" da cui uscirà la nuova nazionale?
"La bussola più importante è stato l'ultimo campionato di serie A1, oltre a un criterio generale sull'età: fatta eccezione per De Palma, che ha alle spalle il miglior campionato della sua carriera, tutti gli altri sono atleti sotto ai 30 anni, in alcuni casi poco più che ventenni. E' una nazionale che inizia a guardare al futuro, a preparare una squadra in grado di rappresentare l'hockey italiano per qualche anno, in attesa che crescano atleti ancora più giovani. Ci sono azzurri che ritornano con un bagaglio di esperienza imporante, come Nicoletti e Cocco che nel Valdagno hanno avuto modo di confrontarsi in campo internazionale con i giocatori più forti al mondo. Ci sarebbe stato anche Zen, ma ha problemi fisici importanti che lo hanno portato sotto i ferri e lo costringono anche quest'anno a saltare la nazionale".

Nella convocazione non ci sono Tataranni e Antezza. Come mai?
"Per quanto riguarda Antezza, l'ho puntualmente convocato in tutte le precedenti occasioni e si è sempre presentato concertificazioni mediche per i suoi noti acciacchi fisici. Tataranni ha 34 anni, l'ho avuto con me all'ultimo mondiale e ci sono stati episodi che non mi sono piaciuti. Voglio in nazionale gente che abbia fame, votata alla causa e con una grande voglia di emergere".

Nella lista dei 15 ci sono anche tre oriundi. Perchè questa scelta?
"Succede anche negli altri sport, a partire dal calcio. Camoranesi ha vinto un mondiale di calcio e nessuno si è sognato di non tifare Italia per la presenza di un oriundo argentino. Non sono il primo nemmeno nell'hockey, dato che Cupisti convocò Travasino in passato. Le regole che consentono agli oriundi di giocare in nazionale non le ho fatte io. Molti di quelli che si lamentano di questa convocazione sono dirigenti di società o dirigenti federali: se proprio non vogliono gli oriundi non devono fare altro che scrivere regole diverse. Ho convocato tre giocatori che hanno fatto molto bene nella passata stagione e che non hanno mai indossato la maglia della loro nazionale senior. Non ho convocato Oviedo proprio perchè ha giocato e vinto un mondiale con l'Argentina e non avrei trovato eticamente giusto fargli indossare la maglia azzurra".

Con che obiettivo andiamo a questo europeo portoghese?
"Con l'obiettivo di essere l'Italia e di giocare da protagonisti. Certo, la Spagna è sempre molto più forte di noi e il Portogallo ha il vantaggio di giocare in casa, ma noi dobbiamo cercare di fare il massimo, mandando un chiaro segnale di crescita come abbiamo fatto a San Juan. Ci serve anche in vista del mondiale di Luanda del prossimo anno quando finalmente incontreremo il Mozambico. A quel punto vedremo se gli africani sono arrivati davanti a noi perchè siamo stati penalizzati da un calendario sfavorevole o perchè sono effettivamente più forti..." 

Parole chiave: Nazionale, Nazionale Senior, Europei Senior, Massimo Mariotti,
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