Ultime ore di attesa prima del fischio di inizio del Campionato del Mondo di hockey su pista. Luanda freme in vista di un appuntamento che una accurata campagna di comunicazione lunga due anni ha trasformato nell'evento più atteso dell'anno in tutto il paese. Qui, dove l'hockey su pista lo hanno portato i portoghesi durante l'occupazione coloniale terminata nel 1975; qui dove i club di hockey si contano sulle dita di due mani e dove i praticanti sono molti meno che in Italia (ma in rapido aumento); qui dove la ricchezza dell'Angola post coloniale convive fianco a fianco con la povertà indotta dalla guerra civile finita nel 2002; qui il mondiale di hockey su pista è ovunque. Le livree degli aerei della compagnia di bandiera TAAG riportano il logo del mondiale; l'aeroporto è un susseguirsi di cartelli e video e l'accoglienza delle nazionali è curata fin dall'atterraggio all'aeroporto "4 febbraio", giorno dell'indipendenza: hostess ad attendere le squadre, corsia preferenziale e tempi celeri per il controllo dei passaporti; se non fosse stato per qualche inghippo con la riconsegna dei bagagli sarebbe stata precisione svizzera.
Non c'è bisogno di aprire i giornali per leggere le ultime sul mondiale: basta la prima pagina. Non c'è giornale che non riporti le notizie dell'hockey... neanche fossimo a San Juan. Oppure basta accendere la televisione: quale che sia il programma, in alto a destra c'è il logo del mondiale con la scritta "falta 1 dia", manca un giorno. E poi c'è la gente di Luanda che guarda le nazionali, chiede autografi, augura "in bocca al lupo" e sogna una grande impresa africana (anzi, angolana) per aggiungere storia a storia.
Intorno al mondiale c'è Luanda. Una città enorme, caotica, esplosiva, dove non puoi andare in giro se non accompagnato (e tutte le nazionali sono costantemente scortate dalla polizia locale). Un coacervo di auto (molte di grossa cilindrata) che ti sommerge e che, se non fosse per le scorte in moto della polizia, ti inchioda sul tuo metro di asfalto ad attendere per ore che qualcosa si muova. Sempre, tutti i giorni. Una ricchezza arrivata all'improvviso, portata dal petrolio dopo la fine della guerra, su cui si sono fiondati in tanti e su cui questo paese campa. Una ricchezza distribuita, come spesso accade, a una parte soltanto della popolazione, lasciando fuori la maggioranza. Una ricchezza ostentata che ha fatto esplodere i prezzi di ogni cosa: dalla statuetta di legno artigianale del mercatino di Benfica alle stanze dell'hotel Epic Sana. Anche per questo oggi Luanda è la città più cara al mondo; ha messo alle sue spalle anche Tokyo.
E' qui che si gioca il mondiale di hockey. Un mondiale storico e da guinnes dei primati per due motivi, ancor prima di iniziare: il primo in Africa e il più ricco di sempre. Altri due record ce li vorrebbe aggiungere la Spagna: vincere il quinto titolo di fila, impresa mai riuscita ad alcuno, e arrivare a quota 16 titoli vinti, uno in più del Portogallo, più di tutti gli altri paesi al mondo. Un record vorrebbe batterlo anche l'Angola: migliorare il sesto posto di Vigo 2009 (miglior risultato di sempre) e possibilmente entrare nelle semifinali. E' su questo obiettivo che la strada dei padroni di casa potrebbe incrociarsi con quello dell'Italia: un quarto di finale Italia-Angola è quanto di più probabile possa esserci in questo mondiale.
L'Italia lo sa e sa che non sarebbe una partita come tutte le altre. Tuttavia gli azzurri non faranno calcoli: l'obiettivo è quello di battere Mozambico, Colombia e Stati Uniti e presentarsi alla seconda fase a punteggio pieno e da primi classificati del girone D, lasciano ad Angola e Portogallo l'onere di decidere, martedì prossimo nell'ultimo turno della prima fase, se cercare o meno di evitare gli azzurri.
TUTTO SUL MONDIALE ANGOLA 2013
Prima fase: Gruppo A - Gruppo B - Gruppo C - Gruppo D
Seconda fase: 1°/8° posto - 9°/16° posto