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Le donne del Cile salvano l'hockey dal ridicolo


Il mondo dell'hockey su pista (quello serio) deve un sentito ringraziamento alla nazionale femminile cilena campione del mondo in carica. Grazie alla vittoria nella finale della coppa America femminile, le cilene iscrivono il loro nome nell'albo d'oro. In finale hanno battuto la "nazionale" Catalana che solo un pasticcio burocratico ha affiliato alla Confederazione Sudamericana.

Scritto da Redazione - Pubblicato il 22/05/2007
Campioni d'America almeno no!
I catalani nell'hockey possono tutto: fanno e disfanno regole a loro piacimento, si inventano una nazionale che non esiste in nessuno altro sport, riformano la geografia annettendo la Catalogna al sudamerica.
Ma, per la fortuna e l'immagine di questo sport, almeno non vincono competizioni alle quali non potrebbero partecipare.
L'hockey olimpico è lontano mille miglia da Santiago del Cile dove va in scena una finale con 5mila persone a fare da cornice. L'hockey femminile da quelle parti tira tanto quanto (se non di più) di quello maschile. Il Cile è campione del mondo in carica e questo fa da stimolo; la Catalogna è un intruso non gradito e solo i dirigenti sudamericani (e quelli catalani) si ostinano a non accorgersene.
La finale è una mezza farsa, con la Catalogna in vantaggio 4-3 e l'arbitro brasiliano che a due minuti dalla fine esce dalla pista dolorante ad un piede e viene sostituito da due arbitri cileni. L'eroina di casa, Francisca Puertas, prima pareggia a due minuti dalla fine e poi segna il gol della vittoria a 34" dalla fine tra le proteste delle catalane che si sentono le vincitrici morali.
Vincitrici morali di una competizione alla quale non potevano e non dovevano partecipare. Ci vuole del coraggio a non rendersi conto dei danni immensi che queste persone stanno facendo all'hockey su pista di tutto il mondo.
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