Finisce malissimo l'avventura azzurra a Dinan, in Francia. E proprio la formazione transalpina ha dato il colpo di grazia all'Italia battendola nella finale per la medaglia di bronzo e lasciando gli azzurrini ai piedi del podio.
Il terzo posto era l'obiettivo minimo per la spedizione italiana, consapevole della superiorità di Spagna e Portogallo. Ad una prima fase che lasciava ben sperare, con i successi contro Svizzera e Inghilterra (che hanno poi chiuso all'ultimo e penultimo posto), ma soprattutto con il pareggio contro la Spagna, è arrivata una seconda fase molto più avara di soddisfazione. Il risicato successo con la Germania nei quarti non basta a salvare la spedizione italiana. Il pesante KO contro il Portogallo e, forse ancor di più, la sconfitta in finale contro la Francia hanno fatto crollare le quotazioni degli azzurrini.
Ad imporsi nella scontata finale tra Spagna e Portogallo è stata ancora una volta la formazione lusitana che ha così bissato il successo dello scorso anno che aveva interrotto un lungo dominio spagnolo.
L'ennesima delusione in campo internazionale riporta sotto i riflettori la gestione delle squadre nazionali, di certo prime vittime della mancanza di adeguati finanziamenti, ma anche di ripetuti errori nella scelta delle persone e nella organizzazione del lavoro, a partire da quello, che dovrebbe essere continuo per tutto l'anno, dei centri regionali di formazione e specializzazione.
Riuscirà la Federazione a trovare una soluzione ad un problema che, anno dopo anno, sposta sempre più in là il momento del rilancio dell'hockey giovanile azzurro?
All'orizzonte c'è un importante novità costituita dalla regionalizzazione del Settore Tecnico che dovrebbe diventare operativa nel giro di qualche settimana. Ma, anche questa nuova espressione di federalismo rischia di essere inutile se le persone chiamate a coordinare il lavoro a livello regionale non saranno in grado di coinvolgere e trascinare tutta la base di società, tecnici e atleti a cui faranno riferimento.
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