Nel 2013 sarà Africa. Per la prima volta il mondiale di hockey su pista arriva nel continente nero e questa volta, al contrario di quanto avvenne due anni fa con il Mozambico, si fa sul serio.
Lo ha dimostrato in modo ineccepibile la conferenza stampa tenuta a San Juan con cui i vertici politici e sportivi della repubblica africana e quelli dell'hockey su pista hanno presentato lo stato delle cose.
L'Angola è di fatto già pronta per ospitare un mondiale di hockey. Il paese è in via di pacificazione e in forte crescita economica, "gli impianti necessari ci sono già -ha assicurato il ministro dello sport Muandumba Goncalves- anche se è in fase avanzata di studio l'ipotesi di costruire un nuovo palasport" che sostituisca il Pavilhão da Citadela, impianto da quasi 7000 posti che, al momento, sarebbe la principale sede del mondiale e dove nel 2006 si giocò il primo mondiale per club di hockey su pista.
Ancora da decidere le date di svolgimento della kermesse iridata del 2013, anche se una decisione in questo senso dovrebbe essere presa a breve dato che per alcuni paesi sarà necessaria la richiesta dei visti per l'ingresso in Angola.
Da definire anche le modalità di svolgimento del mondiale. Il ministro dello sport angolano non ha fatto mistero di voler utilizzare il mondiale del 2013 per dare impulso allo sviluppo dell'hockey su pista angolano, attualmente conosciuto in cinque provincie del paese, oltre alla capitale. Per questo motivo l'Angola sarebbe propensa ad organizzare un mondiale su almeno due sedi (come fu quello di Vigo e Pontevedra nel 2009). Una idea che però piace poco al mondo dell'hockey che preferisce di gran lunga il modello San Juan con tutte le gare concentrate in un unico palasport. Specie in un paese in cui i trasporti non sono certo una formalità nè in termini logistici, nè in termini di sicurezza.
Alla conferenza stampa era presente anche il presidente del comitato mondiale dell'hockey su pista, il tedesco Harro Struckberg che ha ricordato come il Cirh intenda proseguire nella politica di privilegiare, per l'organizzazione dei mondiali, quei paesi che non hanno mai avuto l'onore di ospitarli.
E' proprio questa scelta (del tutto disattesa nel caso di San Juan 2011, ma gli amici sono amici... e con la scusa dell'emergenza si riesce a giustificare di tutto) che ha "soffiato" il mondiale del 2015 all'Italia a favore della Francia, complice la colpevole impotenza della Federazione Italiana.