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L'Emilia incalza Aracu: 'Hockey pista senza idee'


Scritto da Redazione - Pubblicato il 25/05/2010
Una lettera aperta al presidente federale Sabatino Aracu. E' con questo strumento che le società di hockey su pista dell'Emilia Romagna hanno raccontato al presidente Fihp il loro disagio. Un documento di quattro pagine (riportato integralmente in calce a questo articolo) che è stato presentato nel corso dell'Assemblea Regionale che si è tenuta sabato scorso a Calderara di Reno.
Un documento molto critico rispetto a quello che sta accadendo (o meglio, che non sta accadendo) nel mondo dell'hockey italiano e che mette in fila un lungo elenco di problemi: da quelli che riguardano gli arbitri (formazione, ma anche autonomia e rispetto delle regole) a quelli ormai endemici di una nazionale che non riesce più a farsi valere a nessun livello; dalla riforma abortita dei settori tecnici regionali al richiamo a norme disattese dello statuto federale.
Il documento è un vero e proprio atto di accusa che denuncia la paralisi dell'hockey italiano, ma è anche una richiesta ad Aracu a farsi carico in prima persona dei problemi di questo settore.
Un appello che il presidente non ha lasciato cadere nel vuoto ammettendo alcune precise responsabilità federali, in particolare per quanto riguarda la formazione e l'aggiornamento degli arbitri, e garantendo il suo impegno su alcune proposte avanzate nel documento come un CTA autonomo per l'hockey, una rapida approvazione della riforma dei settori regionali e, più in generale, un maggiore coinvolgimento delle società di hockey nelle decisioni importanti che le riguardano.
A questo proposito, Aracu ha annunciato che entro l'anno verranno organizzati gli "Stati generali dell'hockey italiano", cioè un momento di analisi e di riflessione a livello nazionale sui problemi, sulle prospettive e le esigenze dell'hockey su pista.
Per altri temi posti dal documeno, Aracu ha promesso risposte puntuali che non sarebbe stato possibile dare sul momento se non monopolizzando una Assemblea Regionale in cui la stragrande maggioranza dei dirigenti presenti veniva dal mondo del pattinaggio artistico e della corsa.

Il documento delle società emiliane è stato inviato in questi giorni a tutti i consiglieri di Federazione e Lega Hockey ed è stato reso pubblico affinchè possa essere, per chi lo ritiene opportuno e necessario, una base da cui partire per affrontare (e possibilmente risolvere) i problemi dell'hockey su pista italiano.
Il testo completo del documento è riportato di seguito.


LETTERA APERTA DELLE SOCIETA’ DI HOCKEY SU PISTA DELL’EMILIA ROMAGNA AL PRESIDENTE FIHP ON. SABATINO ARACU

PREMESSA
Le società di hockey su pista della zona 3 – Emilia Romagna (Correggio Hockey, Modena Hockey, Pico Mirandola, La Mela Montale, Villa d’Oro Modena, Hockey Scandiano, Roller Suzzara) intendono con questo documento manifestare la propria preoccupazione per la prolungata fase di stallo che caratterizza l’hockey su pista italiano e che sta creando seri problemi sia al movimento di base, sia all’hockey di alto livello.
In una stagione particolarmente delicata, caratterizzata dall’introduzione di un nuovo regolamento, dobbiamo registrare pesanti lacune nell’azione della Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio che hanno portato a significativi problemi di ordine sportivo e gestionali di cui non si vede ancora una soluzione definitiva.
Cogliamo inoltre l’occasione per evidenziare una pressoché totale mancanza di programmazione e di progettazione che ci fa dire con molto sconforto che ad oggi non riusciamo a capire in quale direzione e verso quali obiettivi stia andando l’hockey su pista italiano.

ARBITRI E GIUSTIZIA SPORTIVA
La mancata assunzione di azioni mirate da parte di Fihp ha aggravato l’annoso problema degli arbitri. I nostri direttori di gara sono per prima cosa vittime dell’azione del tutto inadeguata del CTA sui temi della formazione e dell’aggiornamento. Di fronte ad una profonda variazione del regolamento non vi è stata un’adeguata formazione fornita agli arbitri, lasciati in balia degli eventi e spesso protagonisti di errori grossolani. Il tutto in una situazione che vedeva gli arbitri italiani partire, diciamo così, in “pole position” grazie alle interpretazioni più restrittive del precedente regolamento introdotte in Italia già a partire da gennaio 2009.
Alla luce di quanto accaduto in questi anni, riteniamo indispensabile che il futuro statuto della FIHP, in approvazione a dicembre, prenda in seria considerazione l’ipotesi di un CTA specifico per l’hockey e separato da quello delle altre discipline della Federazione per le evidenti peculiarità che gli sport di squadra affiliati a questa federazione sportiva hanno rispetto agli sport individuali.
Sul fronte arbitrale occorre poi fare ammenda per gli errori compiuti in passato. La chiusura delle sedi territoriali del CTA ha di fatto annullato l’opera di reclutamento di nuovi arbitri che è oggi lasciata praticamente al caso o alla volontà di qualche singolo soggetto. Occorre tornare ad investire sul territorio per ottenere risultati concreti. E occorre premiare il merito e abbandonare logiche settarie e spartitorie che negli ultimi mesi hanno caratterizzato la gestione degli arbitri di hockey in Italia.
Le chiediamo di vigilare, signor presidente, sulla autonomia statutaria del CTA. Le cronache delle ultime settimane, ma anche la scrivania del Procuratore Federale e del Giudice Unico, traboccano di storie tutt’altro che edificanti che hanno come protagonisti arbitri e dirigenti federali in un rapporto che non è quello previsto dallo statuto di questa federazione. L’autonomia del CTA e della Giustizia Sportiva sono la base di un ordinamento credibile e autorevole e noi stiamo perdendo molto sul fronte della credibilità e della autorevolezza.
Che ci sia qualcosa che non funziona nel CTA nazionale, qualcosa che ne mina profondamente la credibilità, lo dimostra anche una vicenda che è di pubblico dominio ormai da mesi, ma che non ha ancora visto nessun intervento da parte di nessun organo federale. Si tratta della sistematica violazione del penultimo comma dell’art. 13 del regolamento CTA che dice testualmente: “E' fatto obbligo agli UdG di rifiutare le designazioni a Campionati e Manifestazioni nei quali gareggi il proprio figlio in qualità di atleta”. Una norma che è stata reiteratamente infranta a tutti i livelli, e in particolare nel corso del campionato di serie A1, ovvero della massima espressione dell’hockey su pista italiano.
Sappiamo che esiste un corposo dossier, inviato all’attenzione del Consiglio Federale, che raccoglie i dati sul numero di infrazioni a questa specifica norma. Un numero talmente elevato da mettere in dubbio la regolarità stessa del campionato di serie A1 che proprio oggi inizia la sua sfida finale con l’ennesima violazione a questa norma.
Perché nessuno è ancora intervenuto per far rispettare questa norma, sottoponendo chi l’ha infranta ad un procedimento disciplinare “immediato” come dice lo stesso articolo 13?
E perché, al contrario, l’attenzione del Consiglio Federale si è concentrata sull’obiettivo di rimuovere dal suo incarico il designatore arbitrale di serie A1 senza che nessuna società di serie A1 abbia mai chiesto nulla del genere nelle sedi opportune?

SETTORE TECNICO REGIONALE
Nel tritacarne della guerra di posizione che blocca l’hockey italiano è finito anche il progetto più interessante presentato alle società nel corso degli ultimi anni: quello dei settori tecnici regionali proposto dal settore tecnico hockey.
Per la nostra disciplina si tratterebbe di un passo avanti molto importante perché metterebbe le realtà regionali in grado di camminare con le proprie gambe nella condizione di poter svolgere meglio le proprie attività (e l’Emilia Romagna ha la presunzione di essere in grado di farlo), senza danno per realtà territoriali diverse. E’ il momento che tutti stiamo aspettando per superare una fase ingessata e fortemente limitante per le nostre attività. Una sorta di federalismo applicato all’hockey.
Annunciata in pompa magna più di un anno fa, la riforma dei settori tecnici regionali è stata citata l’ultima volta in un documento ufficiale di questa federazione nel gennaio di quest’anno, ma di fatto si ha l’impressione che il progetto sia ostaggio di qualche ostruzionismo nascosto dalla motivazione (secondo noi del tutto strumentale) della mancanza di un preventivo dei costi.
Le chiediamo, signor presidente, di sollecitare il Consiglio Federale a chiudere tutte le istruttorie relative a questa materia e a toglierci dal dubbio, chiarendo una volta per tutte se si intende dare ai Comitati Regionali una maggiore autonomia (almeno per quanto riguarda l’hockey) o se le cose continueranno ad andare come sono andate fino ad oggi.

SQUADRE NAZIONALI
Non le nascondiamo, signor presidente, che in questa federazione ci sentiamo a volte “figli di un Dio minore” non solo per il fatto di essere in numero inferiore per società e atleti, ma anche per la mancanza di progettualità che Fihp ha dimostrato di avere nei riguardi dell’hockey.
E’ per questo che nel mondo dell’hockey su pista, piccolo ma orgoglioso, sono sempre più forti le sirene di chi propone una scissione dalla Fihp e la creazione di una federazione autonoma.
Credo che sia una soluzione in cui tutti hanno qualcosa da perdere, ma che si potrà evitare solo con i fatti e non più con le parole.
La Fihp è una Federazione Sportiva che porta al Coni e allo sport italiano un significativo contributo di successi; se fossimo una federazione olimpica parleremmo con orgoglio di ori. Fino a 15 anni fa anche l’hockey su pista contribuiva in modo importante al lustro di questa federazione: campionati mondiali, campionati europei, titoli giovanili.
Da troppo tempo, ormai, non è più così. E da troppo tempo Fihp latita sul fronte della preparazione di alto livello degli atleti dell’hockey: o meglio, da troppo tempo Fihp si intestardisce su progetti e su uomini che hanno ampiamente dimostrato di essere inefficaci per il ritorno dell’hockey italiano ad alto livello.
In questo settore manca completamente una progettualità innovativa, capace di fissare obiettivi, di individuare uomini (i migliori, che ci sono) e risorse, di trascinare con sé e ridare entusiasmo ad un mondo di società e di atleti che è sfiduciato oggi come non mai in passato.
Apra gli occhi, signor presidente. La fiducia che ha portato il mondo dell’hockey su pista compatto alle elezioni del dicembre 2008 è alle spalle. Oggi quello stesso mondo è profondamente deluso per quanto non è stato fatto e crediamo sia giusto ascoltarlo, magari con qualche iniziativa straordinaria di coinvolgimento della base.

RISPETTO DELLO STATUTO
Infine, signor presidente, alla vigilia di una fase importante di revisione dello Statuto della Fihp, ci chiediamo se questo documento è ancora la carta principale che regola la convivenza tra i diversi soggetti della Fihp. Ce lo chiediamo perché sono davvero tanti gli articoli palesemente disattesi. Ne citiamo due che riteniamo di fondamentale importanza per l’attività dell’hockey su pista:
• l’art. 70 che, al comma 3, stabilisce l’incompatibilità tra la carica di consigliere federale e qualsiasi altra carica federale, è disatteso dalle nomine del consigliere federale Alessandro Cupisti a CT della nazionale italiana (ultima nomina il 27 novembre 2009) e del consigliere Federale Cesare Baiardi a responsabile Sipar Hockey (nomina del 5 mazo 2010)
• l’art. 63 che, al comma 7, relativamente alla struttura della giustizia sportiva stabilisce che “Il mandato è quadriennale ed è rinnovabile per non più di due volte”, è ampiamente disatteso dalla posizione del Giudice Unico Nazionale Marcello Bicini, in carica almeno dal 1997 e, se non andiamo errati, anche da quella del procuratore Federale Giancarlo Guarino.

CONCLUSIONI
Le società dell’Emilia Romagna che hanno predisposto questo documento lavorano giorno dopo giorno allo sviluppo dell’hockey su pista e del pattinaggio mettendoci passione, tempo e denaro.
Fare questo enorme sforzo quotidiano all’interno di un sistema che non garantisce le regole, che non sà prospettare un futuro comune e che, soprattutto, non costruisce e non condivide le scelte fondamentali con le sue società sta diventando insopportabile e rischia di portare prima alla paralisi (e ci siamo già!) e poi al collasso (e ci siamo vicini).
Chiediamo a lei, che della nostra federazione è la massima espressione, che si faccia garante del ruolo che le società hanno in Fihp, ruolo sancito dallo statuto e specificato dal Regolamento Organico. I consiglieri federali devono essere i nostri rappresentanti e non i nostri comandanti; devono ascoltare le nostre istanze (che certo sono diverse da regione a regione e da società a società) e devono avere la capacità di portarle a sintesi, non di calare le decisioni su di noi e nostro malgrado.
Nelle prossime ore renderemo pubblica questa lettera aperta e la invieremo per conoscenza alle società di hockey su pista e ai comitati regionali affinchè queste righe possano essere lo spunto per una discussione proficua sul futuro dell’hockey su pista e del pattinaggio italiani.

Approvato all’unanimità dall’Assemblea delle società di hockey su pista della Zona 3 – Emilia Romagna nella seduta di martedì 18 maggio, presenti tutte le società aventi diritto di voto.

Consegnato al Presidente Federale On. Sabatino Aracu sabato 22 maggio 2010 in occasione dell’Assemblea Regionale Fihp di Calderara di Reno.

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