Risulta difficile trovare le parole per commentare l’incredibile decisione della Corte Sportiva di Appello, che chiamata a valutare il ricorso di una società contro una sentenza del Giudice Unico su un’ipotesi di errore tecnico arbitrale risolve la questione dichiarando inammissibili le istanze sulla stessa materia.
Si deve quindi dedurre che secondo la Csa il Giudice Unico sia un incompetente, non per come ha interpretato la materia nel giudizio di primo grado, ma per il semplice fatto che si è espresso su una materia che sarebbe inammissibile.
Tutto ciò, con buona pace non solo della logica e della realtà oggettiva dei fatti, ma anche dei precedenti della giustizia sportiva, vedi in particolare il caso Giovinazzo-Trissino del 2014, con gara ripetuta per errore tecnico, disconosciuto in primo grado dal Gun e riconosciuto invece dalla Corte Federale d’Appello (che tra l’altro dovrebbe servire a giudicare in secondo grado sulle decisioni del Tribunale Federale, non su quelle del Gun, ma fa niente).
Tocco finale è la constatazione che due dei tre giudici che facevano parte della Caf che dispose la ripetizione di Giovinazzo-Trissino per errore tecnico arbitrale sono nel collegio della Csa che oggi ha invece dichiarato inammissibile un ricorso per errore tecnico arbitrale.
Cercando, con grande fatica, di moderare i termini, una situazione di questo genere non può che essere definita folle. Ad Amatori Wasken non interessava ripetere gara 1: l’abbiamo persa in pista, senza discussioni. Ci interessava invece che la giustizia sportiva riconoscesse un errore macroscopico, attestato inequivocabilmente dalle riprese televisive, al quale era stato posto un maldestro rimedio con la formulazione di un referto di gara e di un supplemento di referto inaccettabili per quanto travisano una realtà solare, facendo sparire una rete segnata, facendone apparire una “fantasma” due minuti più tardi e poi omologando un risultato in cui, magicamente, non ci sono più né l’una né l’altra.
Per l’ennesima volta, le istituzioni dell’hockey pista, a livello arbitrale e di giustizia sportiva, non hanno voluto e saputo prendersi le loro responsabilità: cercheremo, ostinatamente, di farle emergere, ricorrendo ai residui strumenti che sono ancora a nostra disposizione. Ma con oggi, se per caso non fosse ancora chiaro a tutti, è definitivamente palese che nell’hockey pista italiano vale tutto e il contrario di tutto.