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Il male oscuro dell'hockey portoghese, tra stagnazione e voglia di ricambio


Quando, a Pasquetta 2012, mi rimbalzò nelle orecchie la notizia del contratto firmato da Pedro Gil con il Valdagno ne fui molto sorpreso. La mia domanda era: “Perché un supercampione così celebre ha scelto di giocare qui da noi? (vabbé un paese ridente, e quando scrivono ridente di solito significa ben altro, ma situato nel backstage del mondo)”. Mi venne in aiuto una vecchia intervista di Gil fatta da Duarte Monteiro, il 2 febbraio 2011.

Scritto da Enrico Acerbi - Pubblicato il 22/11/2012 - 10:21 - Ultima modifica 01/12/2012 - 10:20

Pedro Gil, spagnolo, ha un curriculum di tutto rispetto: 5 mondiali e 7 europei con la maglietta spagnola, un Eurolega con il Réus e 6 campionati portoghesi con il FC Porto. Era tornato in Portogallo nell’estate del 2009, di nuovo a vestire la maglia dei dragões.
“Sinceramente, speravo più sostegno dai tifosi del Porto. Sono stato molti anni al club e temo che ci vorrà tempo prima che i tifosi ritornino in massa, come quando giocavamo al Pavilhão Américo de Sá e nel vecchio Estádio das Antas”.
La disillusione per il poco coinvolgimento” del pubblico portista, “una sensazione diversa dai primi 5 anni” nel club di Antas, passava poi velocemente ad una analisi generale dell’hockey portoghese.
Penso che sia difficile per un giocatore di hockey evolvere in Portogallo -diceva dritto senza mezzi termini- “In due anni in Spagna, si evolve molto come giocatore; invece, ora, dopo un anno e mezzo qui, mi sento una fase di stagnazione come giocatore, e non mi piaceVoglio evolvere sempre di più, perché spero di giocare ancora qualche anno. Quello che non voglio è quello di sentire la mancanza di motivazione che a volte sento qui“.
I palazzetti vuoti, a differenza di ciò che accade “in Spagna o in Italia, la “stagnazione tattica di questo sport in Portogallo”, così a 30 anni Gil vedeva “difficile” la possibilità di finire la sua carriera al FC Porto. “Spero di adempiere il mio contratto, della durata di un anno e mezzo, e poi si vedrà. Sono sempre stato un giocatore a cui l’hockey portoghese è piaciuto, in tutte le sue forme“.
Infine, l'atleta lasciava una triste previsione per l'hockey nazionale lusitano. Se le cose continueranno così, sarà molto difficile vincere titoli con la nazionale, in futuro.”

La Federação de Patinagem de Portugal (FPP) dirige l’hockey su pista in uno dei paesi dove la disciplina è più praticata. Il livello di questo sport è sempre stato eccellente sia quantitativamente sia qualitativamente. Si noti, ad esempio, che, come in Italia, il Portogallo è l’unico paese al mondo dove lo sport è trasmesso in diretta televisiva da una rete nazionale, con una media spettatori compresa tra 100 e 200 mila telespettatori.
Considerando che i praticanti sono circa 7000, si può facilmente dedurre come i portoghesi hanno sempre amato questa disciplina sportiva.
L’hockey portoghese si gioca praticamente in tutto il paese, isole di Madeira e Azzorre comprese. Sette dei venti Distritos portoghesi hanno una squadra in A1 (o meglio in primeira divisão). Di questi distretti politici tre spiccano sul resto per numero di praticanti: i due distretti metropolitani di Lisbona e Porto (che da sempre si contendono gli scudetti) e il distretto del Minho, unica regione che si è inserita nella dinamica delle due grandi città. Porto e Lisbona possiedono, attualmente, circa il 50% del totale dei praticanti. Solo tre volte è accaduto che il campionato fosse vinto da squadre diverse da quelle metropolitane, sempre grazie all’OC Barcelos e alla Juventude de Viana, ambedue del Minho. Barcelos è anche la cittadina che possiede una statua dell’hockeysta (come Lodi) e che chiama l’hockey senza la H (Óquei Club Barcelos).
Il campionato nazionale portoghese di primeira divisão è oggi in una pausa di riflessione, dopo aver passato alterne vicende e crisi causate da varie defaillances: assenza di trasmissioni televisive, mancanza di innovazioni, eccessive tasse imposte dalla Federazione stessa, pessima propaganda della disciplina e assenza di lavoro di formazione nei vivai. Altra musica in passato.
Gli anni ‘90 furono speciali per l’hockey portoghese: due campionati mondiali vinti, quattro europei e due Euroleghe. Protagonista fu una generazione di fuoriclasse come Guilherme Silva, José Carlos, Tó Neves, Paulo Alves, Pedro Alves, Filipe Santos, Vítor Fortunato, Rui Lopes, ecc., insieme a tecnici innovatori come Carlos Dantas, José Fernandes, António Livramento. La generazione fu anche figlia di un buon momento economico del paese, che, dalla partecipazione olimpica del 1992, ritenne l’hockey come un target imprenditoriale assai valido. Il benessere economico e il grande interesse, ovviamente della FPP, portò a grossi investimenti da parte dei clubs. Per farsi un’idea basta dire che alle semifinali dei mondiali di San Juan 2001 partecipavano ben 18 atleti (su 40), che avrebbero disputato il successivo campionato portoghese.

Il nuovo millennio, invece, gradualmente introduceva una fase di stagnazione, additando come colpevole soprattutto l’inazione della FPP, a detta di molti carente in innovazioni, non cooperante e assente dalle scuole pubbliche. Mancando idee moderne per la raccolta di adesioni, fu perduto il treno giovanile della generazione successiva e mancò l’allargamento della base dei praticanti.
A metà della prima decade degli anni 2000 iniziarono alcune problematiche. I debiti sostenuti per gli investimenti effettuati dalla FPP (presieduta da Fernando Claro dall'agosto 2003 fino ad oggi), soprattutto per le trasmissioni televisive, furono pagati dai club. Le tasse per l’organizzazione raddoppiavano quasi nel 2006/2007 (es. le tasse per l’iscrizione dei giocatori). Ci fu un arresto delle trasmissioni televisive, cessarono le remunerazione per i club formatori (tutta questa massa di denaro era gestita dalla FPP), e così finirono i titoli internazionali sia della nazionale, sia dei club.
Come se non bastasse arrivava anche la crisi economica del 2008 a ridurre ancor più i margini di finanziamento e ne conseguiva un forte arresto evolutivo anche nei club più benestanti. L’hockeypista ereditava un pessimo sistema di fidelizzazione, un rapporto con le scuole nullo, l’aumento dell’età media dei giocatori di A1 (27 anni)  e la carenza di risultati diventava drammatica: solo una coppa CERS del Benfica nel 2011.

Nonostante i rapidi passaggi di Louis Senica (Direttore Tecnico Nazionale tra il 2004 e il 2009) e Jorge Lopes (Direttore Tecnico Nazionale dal 2009 fino ad essere cambiato con Rui Neto), primi responsabili per la ristrutturazione dei processi formativi e della formazione nel settore giovanile, i risultati non si sono ancora visti.
Tra le novità, l’organizzazione di feste dell’hockey nelle scuole era considerata un evento importante per l’aggregazione di nuovi atleti tra i ragazzi. Il progetto, iniziato dal 2009, voleva tentare di riavvicinare il mondo del pattino alle scuole nazionali, dove altri sport prevalevano. La visibilità dei club di hockey è, oggi, migliorata grazie ai siti Internet (lo stesso non si può dire per le altre discipline del pattino della FPP) e grazie a Plurisports, impresa che cerca di trasmettere in web streaming le partite (anche se a volte problemi tecnici come l’assenza di bande adeguate – Paredes 2012 – ne annullano l’efficacia promozionale); anche le trasmissioni su RTP2 sono riprese (ora finanziate dalla FPP e da Plurisports) ... ma a dosi minime.

La FPP, preso atto della scomparsa di molte realtà locali, lontane dalle metropoli, a causa di cambiamenti demografici del paese, ha anche pensato ad una completa ristrutturazione geografica associativa. Anche qui tuttavia vi sono diverse correnti di pensiero sul numero delle strutture sovraregionali da creare.

Distribuzione dei praticanti hockey (valori approssimati)

Lisbona

1.800

Aveiro

700

Setubal

500

Porto

1.500

Minho

550

Ribatejo

460

Leiria

350

Coimbra

300

Alentejo

300

Azzorre

250

Algarve

150

Madeira

140


La crisi
La crisi economica è europea e quindi anche portoghese, anzi il Portogallo è stato ed è ancora nel mirino della finanza internazionale; neppure l’OK Liga spagnola, la miglior struttura mondiale, è stata risparmiata. La Primeira Divisão ha già proposto diversi casi di squadre (Tigres de Almeirim, Gulpilhares e lo stesso Futebol Clube do Porto) dove i giocatori non erano pagati, tanto che pure un mito come Reinaldo Ventura, ha dovuto rinunciare ad un contratto da professionista e andare in cerca di lavoro. In questa inizio del campionato si susseguono notizie inquietanti su varie realtà, squadre con futuro incerto, tasse federali molto elevate, squadre abbandonate dagli sponsor.
Ci si chiede cosa si sbaglia. Sono forse i dirigenti che non riescono più a governare la barca, mantenendo l’equilibrio amministrativo nei club, o sono giocatori e allenatori che pretendono troppo? É la FPP che sta “tagliando le gambe” al sistema, con tasse d’iscrizione e trasferimento altissime, laddove i club rinunciano a ulteriori spese per poter far fronte alla federazione? Si pensi soltanto ai trasferimenti da e per le Azzorre ed ai pernottamenti (ai disagi di società isolane come il Candelaria, che pure sta bene economicamente). Molti ritengono la FPP incapace di gestire i finanziamenti, esosa sino all’anacronismo, dati i tempi, e chiedono a gran voce una Lega Hockey sul modello italiano. Altri ritengono la situazione drammatica, tanto da chiamare a raccolta tutti gli appassionati di hockey, atleti e tecnici, per trovare soluzioni che salvino lo sport.

Nella edizione di "A Bola" del 4 agosto (a pagina 2), il dott. Paulo Teixeira Pinto, ex-politico di nome, avvocato e uomo d'affari luso-angolano, in un articoletto di spalla, si è detto contrario al detto "parlate male o bene, purché se ne parli" (dello sport hockey). Pur preferendo parlare solo bene di hockey, l'opinione trasmessa pubblicamente da quella persona (è stato anche ministro) sottolinea che nulla è stato fatto, politicamente, per prevenire il collasso dell’hockeypista, in quanto sport formativo.
In questo breve articolo, Pinto, oggi imprenditore dell'industria del libro, sostiene che il Portogallo non può competere su un piano di parità con il calcio: "E nemmeno può aspirare a competere nelle principali pratiche sportive collettive, come pallamano, pallavolo o rugby.” La rilevanza dell’hockeypista a livello internazionale per lui è “nessuna, assolutamente nessuna!”
Riguarda al futuro dell’hockey in Portogallo, la risposta è irremovibile: "Decadente, sempre più decadente, fino ad un punto d’arrivo che sarà di totale indifferenza. Ammettiamo tristemente che, oltre a Reinaldo Ventura, in pista non rimane più alcun importante giocatore nazionale." Fosse solo l’opinione di Pinto pazienza, ma è quello che pensa la maggioranza dei portoghesi.
Il commento all’articolo, per alcuni, è una morte annunciata, risalente al 1992, quando l’hockey ebbe la sua prima ed ultima apparizione olimpica. Sull’inazione della FPP poi interviene il sig. Carlos Pinto, a commento dell’articolo del suo omonimo ex ministro.
Hanno cambiato le regole concedendo agli arbitri il superpotere di cambiare facilmente il risultato, giustificati dalla velocità con cui si svolgono le azioni. Non sono state create strutture federali in grado di valutare le azioni arbitrali; sono messi in pista dai loro amici, che, per ovvie ragioni, raramente si autocontrollano.
La FPP non ha fatto nulla, limitandosi ad assistere al declino, affermando di saper “mostrare i denti” per avere un appoggio alle elezioni dalle società, preoccupandosi non del gioco, ma dei club a loro simpatici!”
Il grido di dolore che si leva da queste, ed altre, critiche è uno solo: “mudanças!” (ovvero cambiare!). Tutto l’ambiente spera in un levar di scudi da parte delle società, alle future elezioni.
Ci vuole un voto responsabile alle assemblee della Federazione, esercitando il diritto e non la delega delle responsabilità. Come è noto, in più ambienti si dice che i voti sono “pagati” in convenienza o favori, e qualcosa deve essere vero se, con il passare degli anni, tutto continua con le stesse persone senza produrre niente. É tempo di fare un responsabile cambiamento, alle elezioni di quest'anno". L'attuale presidente della FPP ha detto che era stanco di vedere le magliette della selezione spagnola vincere, poi, alla lettura delle convocazioni per Paredes 2012, ha chiosato “non per disprezzare chi è stato convocato .. però.” Non una grande uscita per chi dovrebbe compattare un ambiente.

João Pedro Gonçalves porta il discorso sul piano internazionale: “La FPP deve prendere una pausa di riflessione. É necessario creare una federazione internazionale competente solo di hockeypista, finanziata dai paese dove si pratica lo sport. Stiamo assistendo ad una deriva, dove anche paesi come Svizzera e Francia paiono totalmente disinteressati alle competizioni internazionali, seguendo il pessimo percorso fatto da Inghilterra e Olanda. Se in Portogallo stiamo male che si deve dire di quei paesi abulici?
Intanto il sogno di rinascita di Paredes si è infranto a sei secondi dalla fine a causa di un gol di Jordi Bargallò. Così le “camisetas rojas” spagnole sono rimaste in vetta all’Europa, in terra portoghese.

E Pedro Gil? Gioca e vive a Valdagno, con il figlio Killian nel vivaio bianco blu, avrà sicuramente molti tifosi e nuove motivazioni, come esige la sua classe. Finché dura va bene così. Godiamocelo in Italia.

articolo di Pedro Miguel Caldas sul suo blog http://hoqueiem.blogspot.it
tradotto e integrato da Enrico Acerbi

Parole chiave: Valdagno, Pedro Gil,
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