I signor nessuno affondano le nuove regole
Due anni di lavoro della speciale commissione europea per la riforma delle regole dell'hockey su pista affondate... dall'Uruguay. E' il rocambolesco esito dell'Assemblea Mondiale del Cirh in cui le nazioni europee sono state battuti da sudamericani, sudafricani e australiani. Con la regia occulta della Catalogna.
Scritto da Redazione
- Pubblicato il 03/12/2007
Riportiamo il testo del comunicato stampa diffuso dalla Lega Nazionale Hockey relativa a quanto accaduto sabato 1 dicembre all'Assemblea del Cirh che aveva all'ordine del giorno la discussione sulle nuove regole dell'hockey.
Lâassemblea delle nazioni straordinariamente convocata a Santiago questa mattina a maggioranza dei paesi presenti ha respinto la proposta del Comitato tecnico Europeo sul cambio di regolamento internazionale.
LâItalia aveva proposto una mediazione relativa alla richiesta di approvazione del nuovo regolamento e la immediata creazione di un comitato tecnico mondiale per lâesame di eventuali modifiche variazioni e o integrazioni da approvarsi definitivamente nella assemblea di Akaya in Giappone nel settembre del 2008, ma la dura posizione dei paesi sudamericani contro questa ipotesi unita a quella di altre nazioni non propriamente definibili importanti nel panorama hockeystico mondiale come Australia, Nuova Zelanda e Sud Africa hanno bocciato definitivamente il progetto.
Un momento brutto per lâhockey mondiale che non vuole migliorare che non perde occasione per dimostrare la correttezza delle decisioni del CIO di non far entrare questo sport ai giochi olimpici in quanto non meritevole di tale riconoscimento.
LâHockey mondiale in particolare quello sudamericano non vede di buon occhio lâEuropa ovvero la culla dellâhockey pista mondiale e con questa posizione non farà alcun passo avanti.
La commissione europea ha lavorato due anni su questo progetto riscuotendo nel confronto con tutto il mondo hockeystico solo consensi, ma la politica è una altra cosa e purtroppo ha il sopravvento su queste questioni.
Torniamo a casa nostra a lavorare nella speranza di un futuro migliore.
Fin qui la posizione della Lega Hockey che ovviamente non può svelare i retroscena politici che proiettano una pesante ombra sul futuro dell'hockey su pista.
Perchè mai nazioni hockeysticamente inconsistenti e apparse solo recentemente alla ribalta nelle competizioni internazionali (valga per tutti l'Uruguay) dovrebbero schierarsi contro ad un progetto sostenuto insieme da Italia, Spagna Portogallo e altre importanti nazioni?
Non si capirebbe questa posizione unanime senza la presenza di un grande burattinaio: la Catalogna. Che finanzia l'attività di molte federazioni e ne condiziona il comportamento politico. Al punto da poter contare oggi sulla maggioranza delle nazioni a livello mondiale, decidendo da sola sulle regole del gioco.
Le riforme mondiali sono state spazzate via da un fiume di denaro che parte da Barcellona e che va tutto in una direzione: il riconoscimento da parte di Firs della Catalogna, oggi riconosciuta (non a caso) solo dalla confederazione sudamericana di cui fa parte.
Un fiume di denaro che non viene dall'hockey, ma direttamente dal governo autonomo catalano che usa il nostro sport come grimaldello per cercare un riconoscimento politico da spendere sul tavolo del confronto con il governo nazionale spagnolo.
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