La trasformazione della triplice squalifica della pista di Lodi in ammenda e il precedente del tutto simile che aveva riguardato la pista di Viareggio, hanno riportato l'attenzione sul contrasto ormai evidente tra Giudice Unico e Corte di Appello Federale sull'interpretazione da dare all'articolo 14 del regolamento di disciplina (che riportiamo in calce all'articolo)
Vale la pena fare un breve cenno metodologico a come "nasce" una sentenza sportiva.
Il giudizio del Giudice Unico Nazionale costituisce il primo grado di giudizio che si basa fondamentalmente sul referto degli arbitri e di eventuali commissari. Il Giudice riceve i referti, li legge e li valuta e, in base a quanto previsto dal regolamento di giustizia e disciplina, dispone ammende e squalifiche.
Nel caso in cui un soggetto colpito da ammenda o squalifica decida di fare ricorso al giudice di secondo grado, si rivolge alla Corte di Appello Federale che, oltre ai referti di arbitri e commissari, può prendere in considerazione memorie difensive, testimoni e, in alcuni casi specifici, le immagini televisive.
Il sistema funziona se viene rispettata una norma non scritta: le sentenze emesse dai giudici di grado superiore fanno giurisprudenza per quelli di grado inferiore. E questo è quello che non avviene nel mondo dell'hockey su pista.
Veniamo al problema. Quello che emerge con forza è che il Giudice Unico continua ad ignorare le sentenze della Corte di Appello Federale, rifiutando di uniformare il proprio giudizio a quello del giudice di grado superiore. Il risultato è una già lunga sequenza di giudizi di primo grado pesantemente riformati in appello; un elenco destinato ad allungarsi anche in futuro.
La sensazione è che il Giudice Unico abbia poca dimestichezza con l'hockey su pista (sport che conosce pochissimo e che non frequenta quasi mai) e che sia rimasto spiazzato dalla crescita di interesse attorno a questo sport che ha portato più pubblico e maggiore attenzione, mettendo in evidenza l'inefficienza del sistema complessivo della giustizia sportiva. Non è un caso che, pur essendo il Giudice Sportivo al suo posto da quasi 15 anni, soltanto negli ultimi tre sono esplose le polemiche sulla giustizia sportiva nell'hockey su pista.
Il sistema è in fase di implosione. Gli arbitri riportano nel dettaglio nei loro referti quanto accade intorno a una partita di hockey perchè questa è la formazione che hanno ricevuto: scrivere tutto ed essere il più possibile precisi e dettagliati. Se il giudice, che su quei referti si basa per emettere le sue sentenze, non è in grado di contestualizzare quello che legge, come è possibile avere sentenze eque ed evitare il sistematico ricorso alla Caf dove è fin troppo facile smontare le decisioni di primo grado?
Valga per tutti l'esempio di quanto accaduto in gara2 a Lodi. Se un tentativo di aggressione da parte dei tifosi del Lodi (non riuscito) e una sola bottiglia arrivata a bordo pista a fine gara giustificano tre giornate a porte chiuse, quale decisione avrebbe preso il giudice se i tifosi avessero effettivamente raggiunto la zona delle panchine o se ci fosse stato un cospicuo lancio di oggetti in pista?
E' evidente che il metro di giudizio del Giudice Unico non è al passo con uno sport che si gioca all'interno di impianti pieni di pubblico e non più in mezzo al deserto come accadeva alcuni anni fa.
Il problema non è di facile e immediata soluzione. Il rapporto tra Giudice Unico e Corte di Appello Federale è ormai di sfida aperta, al punto da poter essere considerato come scontro istituzionale all'interno di FIHP difficilmente governabile. D'altro canto, il Giudice Unico non può essere sostituito fino alla scadenza del suo mandato, nel dicembre del 2012. A quel punto c'è da augurarsi che la scelta cada su una persona che sia più attenta nell'interpretazione delle norme e che, soprattutto, conosca bene il mondo dell'hockey.
Da subito, invece, sarebbe bene che per prima la giustizia sportiva rispettasse appieno la norma fondamentale della Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio che è il suo statuto. Uno statuto che agli articoli 73 e 74 prevede norme particolari in occasione dei play off scudetto, legate la buon senso: il giudice unico deve emettere la sentenza di primo grado subito dopo la fine della partita (e non il giorno dopo) per dare modo a chi ne ha diritto di ricorrere d'urgenza alla Caf prima della partita successiva. E' già successo nel recente passato che una società fosse costretta a rinunciare ad un appello a cui aveva diritto per mancanza dei tempi necessari e questo non è accettabile in uno sport che, lo si voglia o no, muove migliaia di appassionati e centinaia di migliaia di euro.
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