FOLLONICA
Una carriera che è decollata tardi, ma in cui ha vinto tutto quello che c’era da vincere da portiere di club. Il tutto ottenuto indossando sempre la stessa maglia, quella numero dieci del Follonica Hockey, quella che ha scelto entrando nelle giovanili e ha indossato fino all’ultima partita di questa stagione, trentasei anni dopo la prima volta. Andrea Tosi ha deciso di appendere pattini e cosciali al chiodo e per questo evento si mobiliterà l’intera città. A dimostrazione di come la gente lo riconosca assoluta bandiera di questo sport.
Lei gioca a hockey nel Follonica da 36 anni. Appende pattini e cosciali al chiodo, è stata una decisione sofferta?
“Sicuramente. Si chiude una parte importante della mia vita e se ne apre un’altra. M dispiace. Credo comunque che adesso sia il momento giusto per farlo, con tutto quello che è successo nella mia carriera posso ritenermi soddisfatto”.
Partiamo dall’inizio. A che età ha messo i pattini e come e quando è nata la sua passione per questo sport?
“Ho iniziato nel 1976 perché ho seguito Saverio, mio grande amico (Saverio Esposito ex giocatore e attuale ultrà, ndr). Alla prima visita sportiva mi ha accompagnato proprio lui. La mia passione è nata così”.
C’è un personaggio che ricorda con particolare affetto o è stato significativo nella sua carriera?
“Se devo fare un solo nome sicuramente dico Raul (Micheli, ndr). A lui devo tanto, anche l’avventura in Nazionale. Poi al di là di questo c’era anche una grande amicizia che ci legava, lo porto nel cuore anche perché purtroppo non c’è più. Rischiò molto a convocarmi in Nazionale, era appena stato nominato commissario tecnico quando mi scelse, convocò tutti giovani tra cui me che ero un benemerito sconosciuto, ci furono molte polemiche ma lui non le ascoltò. Ci sono anche altri personaggi a cui devo molto oltre lui, forse il primo in assoluto che ha creduto in me è stato Fulvio Aloisi: mi schierò a sorpresa al posto del titolare Matteo Armeni nello spareggio per evitare la retrocessione in serie B. Devo ringraziarli entrambi”.
Ci racconti le emozioni provate il giorno dell’esordio in prima squadra.
“Sicuramente la tensione e la paura, ero giovane quindi sentivo l’emozione del debutto. La mia carriera è iniziata tardi, a livello giovanile non è che brillavo, ero riserva di altri. Ma ho avuto la costanza di aspettare il mio momento”.
Cosa ha significato per lei difendere i colori della propria città? Mai pensato di giocare altrove?
“Ho ricevuto alcune richieste. Però ho messo sulla bilancia anche le prospettive di lavoro che avevo. Alla fine ho deciso di rimanere qui e considerando come è andata la mia carriera credo di avere fatto la scelta giusta”.
Però un anno si prese una sbandata per l’hockey in line… Come mai questa scelta?
“Beh non è stata proprio una scelta, in realtà era da poco avvenuta la fusione tra Polisportiva e Scs, avevamo concluso un campionato dignitosamente facendo anche dei buoni risultati come il pareggio in casa con il Lodi dei fratelli Bertolucci, ma i dirigenti di allora – provenienti in maggioranza dall’Scs – decisero di esonerare l’allenatore Raul Micheli. Con la squadra decidemmo per protesta di smettere di giocare, ma finì che l’unico che portò fino in fondo quella scelta fui io. Sono fatto così, quando dico una cosa è quella, lo dovevo a Raul…”.
Questa scelta le costò la mancata convocazione ai mondiali di Wuppertal in cui l’Italia conquistò il titolo.
“Proprio così. Un po’ di rammarico c’è, era un trofeo molto prestigioso, ma alla fine va bene lo stesso così, non mi sono pentito di quella scelta”.
A livello di Nazionale essere stato convocato sempre insieme a Cunegatti è stato penalizzante per la sua carriera?
“I nomi dei portieri che gravitavano intorno alla Nazionale erano importanti di conseguenza per me è stata comunque una grande soddisfazione solo arrivarci. Cunegatti a mio avviso era davvero il più forte di tutti. Ho una grande stima per lui”.
Un portiere del passato particolarmente apprezzato?
“Cupisti, non ho dubbi. Anche come persona oltre che come atleta. Obiettivamente era un fenomeno anche se non mi sono ispirato a lui nel modo di parare, io sono molto istintivo”.
Il più bel ricordo che ha di questa lunga carriera?
“Il primo scudetto conquistato con gli Immarcabili. E’ stata una grande soddisfazione personale perché all’inizio della stagione sembravo essere il punto debole della squadra, invece ho dimostrato a tutti che potevo stare in quella formazione e potevo dare il mio contributo”.
E quello più brutto?
“La morte degli amici…”.
Un compagno di squadra con cui ha legato di più e quello con cui in realtà non è proprio riuscito a trovare un punto d’incontro?
“Difficile da dire, mi dispiacerebbe fare solo un nome. Io ho avuto sempre un buon rapporto con tutti, è una delle mie caratteristiche principali quella di fare gruppo, collante nello spogliatoio, non ho neppure una persona con cui non sono riuscito a legare”.
Ha avuto la fortuna di fare parte di una squadra entrata nella storia dell’hockey italiano e non solo. Ha un aneddoto di quel periodo da condividere?
“Sarebbe riduttivo raccontare un solo aneddoto, quel periodo è stato l’apice della mia carriera, pensavo di non poter più vincere niente e invece è stato l’avverarsi di un sogno. Era una squadra speciale fatta di campioni, di fuoriclasse. C’era davvero tutto. Potenza, classe, tecnica amalgamate in modo perfetto”.
C’è una partita che le è rimasta nel cuore più di altre?
“Mi viene subito in mente Follonica-Benfica (quarti di finale della Coppa Cers 2004/2005, occorreva una vittoria con quattro gol di scarto, finì 6-2, ndr), non ci credevo neppure io per come era andata la prima gara, per la gente che era presente al palazzetto, per come è stata giocata: speciale è l’aggettivo giusto”.
Ha un figlio maschio, lo incoraggerà a giocare a hockey su pista?
“Mi piacerebbe fargli mettere i pattini ma per adesso lui vuole giocare a basket. Sarei felice facesse sport, se giocherà ad hockey sarò contento anche se non gli consiglierò il ruolo di portiere”.
E perché?
“E’ un ruolo troppo particolare. Hai delle grandi responsabilità e probabilmente è quello che richiede maggiori sacrifici, le pallinate che si prendono in allenamento fanno davvero male, è un massacro. Quelle in partita non si sentono”.
Cosa le mancherà di più dopo l’addio?
“L’ambiente in generale, lo spogliatoio e il rapporto con i ragazzi. Fare parte di un gruppo più che le partite vere e proprie”.
Finisce davvero qui la carriera di Andrea Tosi o resterà in qualche modo legato alla società e all’ambiente?
“Mi sono reso disponibile per aiutare ad allenare i portieri, però con un impegno ridotto”.
Che futuro vede per il Follonica Hockey?
“Dipende dalle scelte che farà la dirigenza, i passi più lunghi della gamba non sono più permessi. Si deve pensare solo a far crescere il settore giovanile utilizzando i propri atleti in prima squadra, senza cercare stranieri che poi magari non fanno neppure la differenza. Nella storia del Follonica ci sono anni altalenanti dall’A1 all’A2, non succede niente se torniamo a un periodo del genere. Adesso la priorità è risanare la società poi un domani chissà, le cose cambieranno”.
E’ molto amato in città, ne ha avuto dimostrazione nel periodo in cui fu allontanato dalla squadra per via delle incomprensioni con Costagli. Ne ha dimostrazione oggi con tutta la comunità che si mobilità per salutarla. Cosa vuol dire agli ultras e a tutte le persone che in qualche modo hanno contribuito ad organizzare questa serata?
“E’ vero l’affetto dei tifosi e della città l’ho sempre percepito. Non mi aspettavo una cosa del genere in effetti, mi sarei accontentato di una partita di addio tra amici, una cosa semplice, a dire la verità sono anche un pochino preoccupato (sorride, ndr) comunque mi sento davvero di ringraziare tutti. Finire una carriera e avere una festa di questa portata è davvero un bel riconoscimento”.
Data di nascita 6/6/1970 Massa Marittima
Inizio attività sportiva 1976/1977
Prima convocazione 1986/1987, esordio da titolare nel 1987/1988
Palmares con il club
4 Scudetti (2005, 2006, 2007, 2008)
6 Coppe Italia (2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010)
3 Supercoppe Italiane (2005, 2006 2008)
1 Coppa Intercontinentale (2007)
1 Champions League (2006)
1 Coppa Cers (2005)
3 promozione in serie A1 (1991, 1999, 2001)
Palmares con la Nazionale
1994 medaglia di bronzo al Campionato Europeo di Madeira (Portogallo)
1995 quinto posto al Campionato Mondiale di Recife (Brasile)
2000 medaglia di bronzo al Campionato Europeo di Wimmis (Svizzera)
2002 medaglia di bronzo al Campionato Europeo di Firenze (Italia)
2004 medaglia d’argento al Campionato Europeo di La Roche Sur Yon (Francia).
Monia Buti
Corriere di Maremma