“Chi vive nel cuore di chi resta non muore.” Le parole che concludono il libro di Andrea Cordovani “Una vita in pista – Raul Micheli, l’uomo, la passione, lo sport” sintetizzano alla perfezione la particolarità del rapporto fra il più forte giocatore mai uscito dalla scuola hockeistica di Follonica e la sua città. Un idolo, un simbolo, il principe della pista, cui a dieci anni dalla morte Cordovani dedica 360 appassionate pagine.
Un racconto che si snoda su un doppio binario: da una parte la descrizione minuziosa, anche con resoconti stampa dell’epoca, delle sue tante stagioni vissute in pista e in panchina, una dopo l’altra, dai primi passi nella juniores all’ultimo campionato europeo giovanile seguito da ct a Saint Omer quando la malattia stava per avere la meglio; dall’altra i ricordi e gli aneddoti di decine di amici e colleghi che lo hanno conosciuto ed apprezzato, in riva al Golfo come nel resto d’Italia. Storie che sanno di legno, quello epico della pista dei Pini; di amicizie nate e rinsaldate negli anni, come quella con il commilitone Sabatino Aracu che parecchi anni dopo, da presidente della Fihp, lo avrebbe chiamato a guidare la nazionale italiana fra i dubbi e le critiche del resto dell’Italia che pattina, riportando nel Belpaese il titolo iridato.
Alla presentazione del libro non c’era una sedia vuota, nella saletta Tirreno. Giocatori e tifosi di ieri e di oggi, amici, gente insomma che a Raul ha voluto bene e che ha fatto incetta del prezioso lavoro di Andrea, oltre 100 le copie vendute solo durante la presentazione. In tanti hanno parlato, sfiorando la commozione o ricordando episodi goliardici che chiunque si sentiva in diritto di arricchire o di correggere all’istante con il suo personalissimo contributo. Da Andrea Tosi che ricordava la sua testardaggine nel portare avanti le sue idee a Franco Polverini, uno degli uomini simbolo della avventura di Micheli da ct della nazionale; da Federico Paghi che ricordò la pallinata di Aguero tirata all’arbitro Morelli durante un Novara-Follonica che spezzò il sogno scudetto azzurro a Riccardo Salvadori, quasi un ragazzino in nazionale che si trovava la camera messa a soqquadro proprio dal più compassato Raul che gli era allenatore. E poi Giancarlo Fantozzi, il rivale grossetano, Massimo Gaeta, che proprio per dare a Raul e ad Artini i giusti spazi in attacco fu costretto ad emigrare a Grosseto; Fulvio ed Alberto Aloisi, Massimo ed Enrico Mariotti, Massimo Bennati, i presidenti del Follonica Massimo Pagnini e Stefano Venturi, l'ex coordinatore del settore tecnico della Fihp Cesare Baiardi. Tutti hanno voluto portare la propria testimonianza del loro rapporto con Raul.
Nel libro sono disseminate decine di vere e proprie chicche per appassionati, come l’allenamento nel garage di un albergo prima della finale mondiale vinta con l’Argentina; o come la folle notte di Lisbona quando i giornali lusitani titolarono “Assassini” per sintetizzare il clima di battaglia della sfida di coppa delle Coppe del 1978; oppure il rito di spogliarsi ancora alla pista dei Pini anche se si giocava al Capannino, da raggiungere poi con le auto dei dirigenti già vestiti da hockey.
Un libro che nella, purtroppo ridotta, produzione letteraria hockeistica italiana mancava e che dà il giusto rilievo non solo ad un giocatore che ha riscritto la storia della disciplina, ma che consegna una testimonianza fondamentale di cosa è l’hockey a Follonica, di quando è nato quel seme che anni dopo ha portato gli azzurri sul tetto del mondo.
Il libro è in vendita nelle edicole e librerie di Follonica, in centinaia di punti vendita in Emilia, Lazio e Trentino, acquistabile on line (€ 16,50) su www.ouverturedizioni.it e su www.ibs.it.