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Enrico Mariotti: 'Pronti e convinti di fare bene'


Alla vigilia della Final Four di Torres Novas parla l'unico italiano ad avere alzato la più prestigiosa delle coppe europee con la maglia del Barcellona. Il Follonica è conscio delle proprie possibilità e più di tutto teme la durezza di dover sostenere tre partite ad alto livello in tre giorni.

Scritto da Michele Nannini - Pubblicato il 03/05/2006
Quattro squadre, migliaia di tifosi da tre Paesi, l’occasione di scrivere il proprio nome nell’albo d’oro della più prestigiosa manifestazione a rotelle. Venerdì scatta a Torres Novas la final four di Champions League 2006, con il Consorzio Etruria Follonica pronto a dire la sua.
Enrico Mariotti, difensore grossetano di 36 anni, guiderà gli azzurri in questa missione. Per il momento è ancora lui l’unico italiano ad aver vinto il massimo trofeo continentale.
“La pausa ci è servita per prepararci al meglio e ritoccare la nostra condizione fisica dopo una stagione lunga – conferma Mariotti – ci siamo riposati, abbiamo messo a punto gli ultimi dettagli e contiamo di arrivare in Portogallo nelle migliori condizioni. Siamo tranquilli, convinti di aver lavorato bene e di aver fatto tutto il possibile”.

Prima partita, subito Follonica-Porto. Significa qualcosa o alla fine, con la formula di quest’anno, il calendario conta poco?
“Ci sono pro e contro in tutte le cose, forse il Porto giocando “in casa”, anche se vicino Lisbona non credo abbia molto seguito, è comunque un po’ più favorita. Incontrarla alla fine forse poteva essere un vantaggio per noi, ma tanto alla fine devi fare il maggior numero di punti e giocare con tutti, quindi prima o dopo non cambia di molto. Se loro hanno voluto così avranno le loro motivazioni ma tanto bisogna vincere tutte le partite o per lo meno non perdere. Con quattro squadre di questo livello anche un punto può essere decisivo”.

Nuova formula, girone all’italiana con 25 minuti a tempo. Cosa può cambiare rispetto al passato e perché tutte queste novità proprio quest’anno?
“Nell’hockey si cerca sempre di dare più spettacolo o di far vedere la forza della propria parte dirigenziale, credo che la vecchia formula (semifinali e finale) fosse più spettacolare: a volte poteva subentrare la fortuna, un episodio, un arbitraggio particolare e la squadra teoricamente più forte poteva anche trovare qualche difficoltà. Adesso invece chi è più forte e ha più capacità parte nettamente da favorito, comprese le possibilità di recupero fisico visto che 3 gare di questo livello in 72 ore sono davvero tante, troppe. Nell’ultima giornata credo che tutte le squadre pagheranno la condizione fisica con gare non troppo spettacolari.”

Si gioca in Portogallo ma lontano da Oporto, con tanti tifosi in arrivo dall’Italia e dalla Spagna: l’ambiente dovrebbe essere caldo per tutte le squadre.
“Confermo, in questi giorni ho sentito alcuni amici da Reus ed anche loro avranno un seguito di 100 tifosi, il Noia dovrebbe arrivare a 200 spettatori ed i nostri non mancheranno, quindi non ci sarà un clima prettamente portoghese anche perché Lisbona non ama troppo Porto. Alla fine però conteranno molto gli arbitri, il loro essere al di sopra delle parti: se le direzioni di gara saranno normali tutto andrà per il meglio, dare spettacolo invece toccherà a noi”.

Tu sei l’unico italiano ad aver vinto la Champions con la maglia del Barcellona: cosa serve per riuscire a raggiungere questo traguardo?
“Intanto non pensarci troppo, la pressione è già elevata e rischiamo di crearci altri limiti da soli. Per il livello attuale dell’hockey italiano credo che il Follonica possa raggiungere questo traguardo, se non ci riusciamo noi in questi due anni credo che per tanti anni rimarrò ancora l’unico italiano ad aver vinto la Champions e mi dispiacerebbe tantissimo. Speriamo sia la volta buona, intanto arriviamo a giocare tranquilli e con la consapevolezza di avere le carte in regola per far bene, dimentichiamoci le pressioni esterne, dei tifosi, della federazione portoghese e scendiamo in pista sereni.”

Michele Nannini
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