Venti anni esatti, oggi. Argentina batte Spagna 8-6 e si laurea campione olimpico dell'hockey su pista. Per la prima volta. Per l'ultima volta.
Le Olimpiadi di Barcellona 1992. le Olimpiadi di Juan Antonio Samaranch, allora presidente del CIO, catalano, ex portiere di hockey su pista. Non si lasciò sfuggire l'occasione di infilare il suo hockey nel programma degli "sport dimostrativi", quelli che non erano ancora olimpici, ma che ambivano a diventarlo e volevano dimostrarlo.
Fu un torneo a 12 squadre con due gironi eliminatori giocati a Vic (con Italia, Portogallo, Argentina, Stati Uniti, Svizzera e Giappone) e a San Sadurnì d'Anoia (con Spagna, Brasile, Olanda, Germania, Angola, Australia), un girone finale giocato a Reus (si qualificartono Italia, Portogallo, Argentina, Spagna, Brasile e Olanda) e le finali giocate al Palau Blaugrana davanti a 8.000 spettatori. Per il bronzo l'Italia sconfisse il Portogallo 3-2 e per l'oro l'Argentina beffò la Spagna 8-6.
Dopo quei "Momenti di gloria", l'hockey su pista ha conosciuto soltanto delusioni. Nonostante spettacolo e pubblico il nostro sport non passò il test e non entrò a far parte del programma olimpico di Atlanta 1996 nè di nessuna delle edizioni successive. Inserirlo a Barcellona fu una forzatura favorita dalla presenza di Samaranch, ma i numeri per essere olimpico l'hockey su pista non li aveva. E il resto venne da sè.
Da allora la chimera delle Olimpiadi riappare ogni volta che i riflettori si accendono sul fuoco di Olimpia portato in giro per il mondo.
La Firs, la nostra federazione internazionale, è completamente esclusa dal giro olimpico: nessuna delle sue discipline è inserita nel programma. Alcuni anni fa il presidente Aracu aveva provato ad entrare nel ristretto clan olimpico con il pattinaggio corsa, ma perse la battaglia a tutto vantaggio del potentissimo e ricchissimo golf e del rugby a 7 che entreranno a Rio De Janeiro nel 2016. Fra due anni si deciderà se e quali altri sport potranno entrare a partire dal 2020, ma le speranze che tra questi ci siano le rotelle è quasi nulla.
Il "Club Olimpico" è un circolo chiuso ed estremamente esclusivo. Chi è dentro decide le regole di accesso di nuovi soci (che, per le Olimpiadi estive, vengono ammessi solo nel momento in cui qualche socio viene escluso) e sono regole di autoconservazione che nulla hanno a che vedere con popolarità, diffusione e numero di praticanti di una disciplina. Le Olimpiadi sono un mix di storia e moda: ci sono discipline che ci sono sempre state e per questo ci saranno sempre; ce ne sono altre che sono entrate sull'onda delle mode e che forse scompariranno al mutare dei costumi.
Forse, la strada più breve (che richiederà comunque decenni) è quella di investire pesantemente in due paesi chiave, quelli che dominano politicamente (e anche materialmente) il mondo dello sport: Stati Uniti e Cina. Servirebbe questa lungimiranza a livello di Federazione internazionale o di Comitato Internazionale (Cirh), ma qui si aprirebbe una lunga dissertazione sulle lacune politiche del nostro hockey che renderebbe questo articolo ancora più amaro e pessimista.