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Con Carlos Gil e Jordi Bargallò dentro ai segreti del Liceo bicampione


Era tutto pronto per la festa del triplete blaugrana, compreso lo champagne nel frigo del bar del PalaCastellotti. Invece, il Liceo La Coruña ha fatto la cosa più difficile: riconfermarsi campione d'Europa per la seconda volta battendo la squadra che nella OK Lega ha chiuso i conti con i galiziani con 11 punti di vantaggio. Merito di un collettivo eccellente, di grandi campioni, di un fuoriclasse (Jordi Bargallò) e di un allenatore carismatico (Carlos Gil).

Scritto da Paolo Virdi - Pubblicato il 28/05/2012 - 10:31 - Ultima modifica 05/06/2012 - 08:49

I giocatori del Liceo festeggiano dopo un gol.

Foto Marzia Cattini

Ore 16: al bar del palazzetto si presenta un dirigente del Barcellona, che estrae da una valigia due magnum di champagne Freixenet, da mettere in fresco. Ore 20: un gruppo di ragazzi giovani in maglia biancoverde, con un uomo baffuto alla guida, stappano birre prese da un cartone sul lettino dello spogliatoio, mentre festeggiano, ancora increduli, la loro seconda Copa de Europa consecutiva. Chissà quando realizzeranno cosa realmente sono stati in grado di fare. Un gruppo di ragazzi giovani, con i soli Bargallò e Lamas che superano di poco i 30 anni. Gli altri sono giovanissimi, a partire dal portiere, Xavier Malian, un concentrato di simpatia, semplicità e classe cristallina. Poi Sergi Miras, che la prossima temporada tornerà a vestire la camiseta blaugrana del Barcellona. Curioso come sia cresciuto nella famosa “cantera” del Barça e vi torna dopo essersi fatto le ossa al Liceo, vincendo 2 coppe dei campioni consecutive. Ci sono anche l’argentino Pascual ed Eduard Lamas, nemmeno ventenne e già titolare. Poi Toni Perez, che sorride a tutti, come il portiere di riserva, Tiago Sousa, che scoppia in lacrime a fine partita. Infine Barreiros, in partenza con destinazione Porto: con il suo gol dell’addio, ha regalato un altro sogno al Liceo.

Con questi atleti ci parli, ti confronti e sembrano dei ragazzi così semplici. L’aria della Galizia deve fare davvero bene ai giovani talenti. E anche il trattamento di Carlos Gil, che colpisce per la sua tranquillità: sempre sereno, disponibile al dialogo, semplice. Solo dopo l’alza e schiaccia beffardo di Jordi Bargallò a 2” dalla sirena, si lascia andare ad un grande entusiasmo, per poi ritornare nel consueto aplomb spiegandoci come i successi dipendono anche dalla cura dei dettagli.
"Nella fase finale dell’Eurolega è difficile vincere le partite, perché se sbagli sei già fuori. Non c’è tempo di riposare, devi esser sempre concentrato, credere in ciò che fai, nel tuo lavoro - continua Gil - abbiamo vinto due partite complicate con Candelaria e Valdagno in tre giorni, senza poter riposare, giocando la seconda semifinale con meno tempo per recuperare energie rispetto agli avversari”. Toccando l’aspetto tecnico, Gil sottolinea come per attaccare bene, sia necessario difendere alla perfezione.
"il nostro gioco si basa principalmente sull’attacco, quindi lottiamo molto per avere noi la palla sul bastone. A hockey, poi, se non sei difensivamente equilibrato non vinci, perché se subisci due o tre gol, diventa difficile recuperare e rischi di sbilanciarti troppo. Quindi cerco di mantenere sempre la stessa linea di gioco, la stessa impostazione, sempre”.
Gaby Cairo, l’allenatore blaugrana, mostrava segni di nervosismo, mentre Gil era tranquillo: già nel pre-partita ci aveva confidato di “aver dormito benissimo. Non bisogna agitarsi, si deve rimanere rilassati, perché poi qui (indicando la panchina, ndc) devi avere la massima attenzione, non ti deve sfuggire un dettaglio, un particolare, che poi potrebbe fare la differenza”.
E infonde tranquillità, Gil, per lui è fondamentale essere sereni.
“Io credo che il Barça vive sotto una grande pressione, che è data dall’obbligo di vincere, sempre. Quando sei in quella situazione la cosa migliore è esser avanti 5-0 il più rapidamente possibile. Sennò anche la testa si fa pesante, hai meno potere di controllo sul match e si rischia di sbagliare”.
Così, restando concentrati per 50’, si vincono le partite: il gol decisivo non nasce da un tiro da lontano, ma da una giocata ragionata.
“Molti allenatori dicono che siamo la squadra che gioca meglio contro la difesa chiusa - continua il tecnico galiziano - perché al secondo passaggio siamo già capaci di arrivare a una buona conclusione. Poi siamo bravi a cercare un tocco in più, a trovare il compagno smarcato e posizionato meglio". 
Ed è quello che abbiamo visto oggi, quando Bargallò ha fornito la pallina a Barreiros che ha chiuso la partita.

Ed eccolo, Jordi Bargallò. ieri Gil aveva raccontato a hockeypista.it “non so se sia l’uomo più forte al mondo, certamente è il più completo”. Ieri ha fatto tutto, ha difeso, segnato il provvisorio 2-1 a soli 5” dall’intervallo, fornito l’assist decisivo per Barreiros quando mancava meno di mezzo giro d’orologio al termine. E infine ha posto il punto esclamativo sulla vittoria, in maniera beffarda.
Vincere così, contro il Barcellona, accade raramente. Questa è la sua terza coppa: “è speciale, è bella, vinta davanti a un pubblico meraviglioso, però tutti i successi sono speciali per i giocatori, non ce ne deve esser uno più importante dell’altro”.
Poi la curiosità sovrasta il resto e così ci facciamo spiegare perché a 6” dalla fine non si è rifugiato nell’angolo oppure ha provato a tener palla, invece ha voluto eseguire un alza e schiaccia “ è stato un modo di portar rispetto alla gente che ama l’hockey come noi, era una “falta directa” e ho tirato, facendo gol”.
Un giocatore unico, il più completo al mondo come dice Gil. Di certo è un campione che ha deliziato la platea lodigiana con la sua classe. E la gente ha gradito, applaudendo a scena aperta le giocate del ragazzo nato a San Sadurni d’Anoia, ma ormai galiciano a tutti gli effetti.

Piove birra, non champagne, per festeggiare un Liceo la Coruna che è già nella storia.

Parole chiave: Coppe Europee, Eurolega, Final Eight, Finale, Barcellona,
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