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Claudio Rossi: 'Seregno punta a fare bene'


Nell’imminenza dell’esordio nella massima serie, il main sponsor della neopromossa società biancoverde parla a 360°, illustrando obiettivi e speranze nel breve, ma anche nel medio e lungo termine. Per il titolare della Ingraph, fondamentale è «risvegliare l’interesse della piazza». Altre sfide basilari sono la conquista della fiducia di politici ed imprenditoria locali ed il rilancio del settore giovanile.

Scritto da Hockey Seregno - Pubblicato il 24/09/2008
«Siamo quasi a metà del programma triennale che abbiamo cominciato con successo nella scorsa stagione. Stavolta non avremo l’obbligo di vincere sempre e comunque, ma vogliamo egualmente fare bella figura. Desideriamo inoltre capire se, in una piazza come quella di Seregno, l’entusiasmo che caratterizzò l’epoca aurea targata Mobilsiglia può essere risvegliato oppure è definitivamente sepolto». Claudio Rossi, titolare della Ingraph, l’industria tipografica con sede in via Bologna che nell’estate dell’anno passato è diventata lo sponsor principale del Seregno Hockey, inquadra così gli obiettivi della società biancoverde, nell’imminenza del debutto sul palcoscenico della massima serie, previsto il prossimo 4 ottobre, alle 20.45, sul parquet del Palaporada, con avversario il Gemata Trissino.
- Fin qui i riscontri sono stati più che positivi: la fresca conquista della semifinale della Coppa Italia ha cambiato qualcosa nei vostri programmi?
«Assolutamente no e credo che il contrario sarebbe deleterio. Il risultato che abbiamo ottenuto, che pure è stato tanto inaspettato quanto importante, è da considerarsi una parentesi e basta. Viceversa, il rischio sarebbe quello di volare troppo alto e di perdere di vista i nostri obiettivi concreti. Abbiamo costruito a mio parere un organico in grado di essere competitivo, per cui forse indicare nella semplice salvezza il nostro traguardo sarebbe riduttivo, ma sicuramente questo deve essere il nostro punto di partenza. Siamo una realtà giovane, che deve maturare esperienza. Giorno per giorno, ci stiamo accorgendo di come la serie A/1 sia decisamente più impegnativa della serie A/2, non fosse altro per gli adempimenti che la Federazione e la Lega richiedono, gli ultimi in ordine di tempo con il giro di vite sulla sicurezza nei palasport. Purtroppo, paghiamo il fatto di non avere un professionista a nostra disposizione a livello organizzativo: ci dedichiamo tutti all’hockey su pista per passione, nelle ore che la nostra attività lavorativa ci lascia libere. Da sempre, però, ci siamo impegnati per strutturare una società in cui ognuno abbia un compito ben preciso e lo esegua fino in fondo ed in cui, al momento del bisogno, si sappia chi fa che cosa. Ritengo basilare l’aspetto dell’affiatamento, che potrà consentirci di ottenere un 20 o 30 per cento in più di quel che le nostre potenzialità potrebbero garantirci. Il nostro compito, tuttavia, si esaurirà il 3 ottobre. Poi toccherà allo staff tecnico ed alla squadra».
- La campagna acquisti l’ha soddisfatta oppure ha qualche rammarico?
«Abbiamo seguito con precisione la linea che ci eravamo proposti. Se escludiamo l’acquisto di Adrian Enriquez, che risponde alla necessità di puntellare con un elemento di esperienza il settore della retroguardia, anche se non soprattutto alla luce delle precarie condizioni fisiche di Sergio Uñac, che credo dovrà saltare inizialmente almeno un paio di partite, abbiamo puntato su un portiere di sicura affidabilità come Giovanni Fontana e su due attaccanti non ancora affermati, ma senza dubbio con le qualità indispensabili per emergere, quali Davide Santeramo e Mariano Flores, rinunciando in partenza ad atleti magari più conosciuti. In questi ragazzi riponiamo una grande fiducia e siamo curiosi di vederli all’opera, per comprenderne i progressi, che spero vi siano. È logico che dovranno godere del giusto spazio».
- Pare un messaggio, neppure troppo velato, al tecnico Girolamo Lobasso…
«Di fatto lo è. Siamo contenti del lavoro che il nostro allenatore ha portato a termine fin qui. Vincere un campionato in cui si parte come favoriti non è mai facile e noi lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle. È chiaro però che ora le prospettive cambino. Con lui abbiamo parlato e gli abbiamo spiegato che quest’anno potrà permettersi di rischiare qualcosa in più, senza che nessuno gli rimproveri nulla nel caso di una sconfitta inaspettata. Santeramo e Flores, ma anche Luigi Marzella, sono elementi che per crescere devono poter giocare. Noi, come società, ambiamo a capire se le nostre scelte sono state azzeccate oppure no».
- Lei in avvio ha chiarito che siete più o meno a metà di un programma triennale: se la stagione che sta per aprirsi si concludesse in maniera positiva, cosa ci potrà riservare il futuro?
«Dipenderà molto dall’interesse che strada facendo sapremo catturare o meno da parte delle forze imprenditoriali seregnesi. Purtroppo, ad oggi la gran parte del budget economico è coperta da noi come Ingraph o comunque da realtà che ruotano attorno al nostro mondo. Per compiere un salto di qualità significativo, occorrerebbe un secondo sponsor di spessore pari al nostro. Altrimenti, l’orizzonte rimarrebbe quello di un campionato di medio livello».
- Che rapporti avete con l’amministrazione comunale di Seregno ed Aeb, che ha in gestione il Palaporada?
«Per quanto concerne l’amministrazione comunale di Seregno, abbiamo la fortuna di avere un’ottima controparte nell’assessore alla Promozione dello sport Marco Cajani, che si è sempre prodigato molto per venirci incontro, ogni volta che se ne è presentata l’esigenza. Sono convinto che ciò si sia verificato su input del sindaco Giacinto Mariani e per questo ringrazio entrambi. Con Aeb non nego che vi sia stato in estate qualche problema. All’atto della sottoscrizione del contratto di affitto del palazzetto, ci è stato chiesto un anticipo che abbiamo ritenuto spropositato e l’impasse che si è determinata è stata sbloccata proprio dall’intervento di Cajani. Adesso spero che i rapporti possano reincanalarsi nei binari della tranquillità, confidando anche nell’esperienza del presidente Maurizio Bottoni, che gestisce in prima persona un sodalizio sportivo. Scontiamo, ne sono certo, le passate gestioni un po’ approssimative che si sono succedute nel tempo. Vorrei che fosse chiaro, però, che la conquista della credibilità altrui è per noi una sfida irrinunciabile. Non fosse così, non ci saremmo assunti l’onere di ripianare debiti che non erano nostri: essendo un’associazione sportiva dilettantistica e non una società a responsabilità limitata, avremmo potuto farlo senza remore. Al contrario, l’affitto dell’impianto di gioco incide per il 13 per cento sul nostro ammontare di spesa attuale e qui dimentico i soldi già versati l’anno scorso. Senza quest’onere, avremmo potuto permetterci due giocatori in più, di quelli di prima fascia…».
- Non è che, da questo punto di vista, stiate forse peccando nella comunicazione?
«Senza dubbio dobbiamo imparare a meglio rapportarci con il nostro territorio e chi lo rappresenta, questo è palese. Sono persuaso, per limitarmi ad un esempio, che il mondo della politica in generale non sia consapevole dell’importanza di avere nel patrimonio della città una società come la nostra, che porta il nome di Seregno in giro per l’Italia ed anche per l’Europa. Il fatto che Luca Marchini e Giovanni Fontana abbiano partecipato agli ultimi europei di Oviedo è lì che lo dimostra. I ragazzi in nazionale hanno dato lustro a Seregno, prima ancora che alla Ingraph. Su questo, è nostro dovere lavorare».
- Un’altra sfida che avete davanti è quella del settore giovanile: del resto, se chiusa l’epoca della Mobilsigla l’hockey su pista in città non è sparito, molto lo si deve ad un vivaio che allora era davvero ben strutturato…
«E noi desideriamo che ritorni ad esserlo, questo senz’altro. Lo dico senza paura di poter essere smentito: una società come la nostra, per essere un’interlocutrice seria, deve poggiare su un settore giovanile solido. Abbiamo già compiuto alcuni sforzi importanti per facilitare quei genitori che ci affidano i loro figli per gli allenamenti, modificando per quanto possibile persino il programma giornaliero della prima squadra. Viviamo questo impegno non già come un mero adempimento regolamentare, quanto come una mission vera e propria. L’obiettivo primario è di stabilire un rapporto diretto con le scuole, per incrementare il numero dei praticanti, quello a più lungo termine è la creazione di un qualcosa che non si esaurisca dall’oggi al domani, ma possa durare parecchio. Il più a lungo possibile, insomma. La nostra non è una politica da toccata e fuga».
- Per concludere, ai tifosi cosa dice?
«L’anno scorso abbiamo avuto la fortuna di giocare spesso e volentieri di fronte ad un pubblico numeroso. Ebbene, se andiamo a guardare gli incassi, quel che abbiamo introitato ci è bastato a malapena per pagare la pizza dopo le partite agli atleti… Chiedo a tutti uno sforzo ulteriore, per stare vicini alla squadra e sostenerci. Abbiamo mantenuto invariati i prezzi rispetto all’ultimo torneo, in barba al salto di categoria, per cercare di invogliare tutti a venirci a vedere. Anche dalle risposte che avremo in questo caso, dipenderanno le valutazioni che a bocce ferme potremo fare sulla voglia di hockey su pista che una piazza storica come Seregno ha ancora o meno».
Per ulteriori informazioni, consultare il portale www.seregnohockey.it.


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