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Claudio Bicicchi: 'Vogliamo tornare a vincere con le nazionali'


Il vice presidente FIHP fa il bilancio degli ultimi quattro anni di mandato e racconta quali saranno le azioni per il futuro in caso di riconferma di Aracu- 'Dobbiamo lavorare sulla qualità del nostro hockey, investendo sui giovani e limitando l'uso di stranieri, per tornare a vincere con la maglia azzurra'.

Scritto da Redazione - Pubblicato il 18/12/2008
Quale giudizio date del vostro operato dell'ultimo quadriennio olimpico per quanto riguarda l'hockey su pista? Quali sono gli obiettivi che ritenete di avere centrato in pieno? Quali avete centrato solo parzialmente? Quali sono gli obiettivi mancati e perchè?
"Nel complesso il nostro giudizio è buono. Il nostro principale obiettivo era il ritorno del grande pubblico nei palasport e lo abbiamo centrato, grazie anche all'ottima visibilità che l'hockey su pista sta avendo in TV e sul Web. Purtroppo non abbiamo ancoa avuto gli stessi riscontri sui grandi quotidiani nazionali, mentre nelle zone dove l'hockey è presente c'è anche un alto interesse da parte della stampa locale. Tutto questo, però, non è bastato per attivare efficaci politiche di marketing in grado di portarci nuovi finanziamenti e aprirci nuove possibilità.
Dove c'è ancora molto da lavorare è sul fronte della qualità del nostro hockey. Sono mancati i risultati del settore squadre nazionali perchè c'è ancora un buco generazionale con il quale fare i conti; La mancata preparazione degli allenatori (sulla cui formazione stiamo investendo molto) e l'alto numero di stranieri utilizzati dai club non hanno fatto crescere il settore giovanile".


Negli ultimi anni vi siete dati molto da fare ad ascoltare "la base": riunioni delle società su temi specifici (attività giovanile, attività non agonistica, serie B...) o su base territoriale. Come è cambiato il rapporto tra consiglieri federali e società e come cambierà in futuro?
"Ritengo che il rapporto tra consiglieri federali e società sia sempre il solito: improntato sulla semplicità e sulla correttezza reciproca. Per il futuro, dovrà essere più assiduo il rapporto tra le società e le commissioni di lavoro, di cui i consiglieri federali faranno parte".

In che modo l'hockey su pista riuscirà a fare fronte ad una crescente mole di attività nazionale e internazionale e, allo stesso tempo, ad una continua e a quanto pare inesorabile diminuzione delle risorse economiche trasferite dal CONI?
"Come sta accadendo da circa due anni, cercheremo una collaborazione ancora più stretta con le società e le amministrazioni locali, in modo da permettere alle varie nazionali di allenarsi a costo zero, offrendo in cambio la partecipazione a partite o tornei organizzati in loco. Inizieremo una reale ricerca di marketing fatta anche di piccoli sponsor, oltre a quelli tecnici di cui già disponiamo, che possano offrire un valido contributo alla preparazione delle singole nazionali".

Nel vostro programma per l'hockey sintetizzate i vostri obiettivi in tre parole: qualità, efficienza, successo. In termini di azioni concrete, quali sono le cose da fare subito per arrivare a questi tre obiettivi?
"Migliorare la qualità dei servizi resi dalla federazione: offrendo agli associati risposte certe e immediate, aiutandoli nei rapporti con le amministrazioni locali, con il credito sportivo, con le assicurazioni ed incentivando i progetti finalizzati per la realizzazione o la ristrutturazione degli impianti. Mantenere il rapporto che abbiamo instaurato con la televisione e migliorare il lavoro sul web e con la carta stampata. Continuare il trend positivo di incremento del pubblico pubblico e ritornare a vincere con le squadre nazionali".

Tutti i consiglieri dell'hockey di Aracu provengono dalla pista, nessuno dall'in line. Ormai è passato molto tempo da quando FIHP strappò l'in line alla FISG: lei crede davvero che sia stato un affare? Quante risorse (umane ed economiche) sono utilizzate dall'hockey in line a discapito dell'hockey su pista?
"Sono trascorsi 12 anni da quando abbiamo iniziato a gestire la disciplina dell'hockey in line e sono ancora più convinto che la scelta di quel momento sia stata quella giusta. A quei tempi c'era molta attenzione per la nuova disciplina ed il numero degli amatori era molto alto. C'era, seppur labile, un'attenzione degli sponsor e di RCS Gazzetta dello Sport. Quando il mercato dei pattini in linea si è saturato, i grandi produttori si sono ritirati ed hanno lasciato un patrimonio di pattinatori senza timone; se fosse intervenuta un'altra federazione (FISG) avrebbe sicuramente creato problemi anche all'hockey pista, visto la carenza di impianti sportivi su cui giocare. Il nostro intervento e la nostra gestione, ha fatto si che questo non accadesse e ci ha permesso di far crescere l'hockey in line nel rispetto della tradizione dell'hockey pista. Ormai la disciplina dell'in line è una reltà che cammina con le proprie gambe e con i propri dirigenti. Nessuna risorsa viene utilizzata da una discipina a discapito dell'altra".

Tra i maggiori problemi che ha di fronte l'hockey su pista ci sono quelli di una classe arbitrale numericamente esigua e, soprattutto, di una classe dirigente di base (club) spesso impreparata a gestire in modo professionale i club. Cosa fare per evitare che l'attuale fase di espansione sfugga di mano come accadde alla fine degli anni '80?
"E' il problema cronico di tutte le federazioni. Tutti vogliono bravi arbitri, ma se non intervengono regole rigide, nessuno aiuta a portarne di nuovi. Come succede da tempo nelle altre federazioni, stiamo cercando di sensibilizzare le società a ricercare tra i propri tesserati nuove leve da inviare ai corsi di preparazione per arbitri. E' difficilissimo trovare arbitri fuori dalle zone dove viene giocato l'hockey. Grazie al lavoro fatto dal CTA hockey e dal settore tecnico, il livello dei nostri arbitri è cresciuto. Voglio ricordare che i nostri arbitri sono ritenuti i migliori al mondo.
Per quanto riguarda la preparazione dei dirigenti di base, stiamo preparando dei corsi che tengano in considerazione le esigenze delle società".


Negli ultimi anni si è investito molto sulla qualificazione dei tecnici. Ora proponete che ogni comitato regionale si doti di un proprio settore tecnico al quale affidare l'organizzazione delle attività regionali (suppongo centri regionali, selezioni regionali per trofeo delle regioni,...). Non c'è il rischio di avere tante "scuole locali" e di non avere al contrario un modello di hockey italiano? Ci sarà un coordinamento nazionale?
"Sotto la direzione del coordinamento nazionale abbiamo iniziato a preparare alcuni docenti che parlano la stessa "lingua". Il nostro obiettivo è di continuare su questa strada per poi inviarli nelle varie regioni e iniziare a costituire i gruppi di lavoro regionali (settori tecnici) che lavorino intorno a un modello che si chiama "hockey italiano". In modo disorganico, questo lavoro era iniziato, eppoi abbandonato, con il compianto Raul Micheli".

L'hockey non ha mai conosciuto un livello mediatico così alto come negli ultimi anni. Questo, però, non è ancora stato sufficiente per trovare fondi al di fuori dei canali istituzionali del CONI. Esiste qualche concreta possibilità di operare in questa direzione? Che proposte fate?
"Anche se il livello mediatico è buono, è molto difficile trovare sponsor che si avvicinino al nostro sport. Dobbiamo sfruttare al meglio la popolarità che si è creata, andando nelle zone più interessanti per la ricerca di sponsor. Una volta trovati, però, dobbiamo essere in grado di mantenerli, fornendo ai nostri potenziali clienti quella visibilità che a volte ci dimentichiamo di dare. Spesso non pubblicizziamo in maniera corretta quanto siamo riusciti ad avere, rischiando di perdere lo sponsor. E' per questo motivo che intendiamo al più presto organizzare corsi per dirigenti che facciano conoscere le più basilari nozioni di marketing per fare in modo che non ci sfuggano anche i piccoli sponsor che abbiamo".

Nel vostro programma non si fa cenno alla diffusione dell'hockey al di fuori delle sue piazze tradizionali nè al recupero di piazze storiche. Significa che ritenete che l'hockey sia destinato a restare entro ai confini che ha sempre avuto?
"Ogni tanto sento parlare di questo problema e voglio ricordare che per far nascere l'hockey fuori dalle piazze tradizionali ci vogliono appassionati che sul posto creino una nuova struttura societaria, un impianto sportivo a disposizione ed un gruppo di ragazzi che venga a praticare il nostro sport. Una volta trovate queste premesse noi possiamo aiutare ed incentivare la crescita di nuove realtà, altrimenti ritengo più importante migliorare l'attuale realtà esistente".

A livello internazionale l'Italia si è caratterizzata per due cose: da una parte la strenua opposizione al riconoscimento della Catalogna; dall'altra per un forte impulso al rinnovamento del regolamento di gioco. Sono state entrambe battaglie giuste? Che ruolo potrà giocare nei prossimi anni?
"Il problema catalano riguarda esclusivamente gli spagnoli. La federazione spagnola non intende chiudere questa diatriba perchè porta denaro nelle proprie casse ed Il governo spagnolo non intende risolverla per motivi politici legati alla regione catalana. Non vedo perchè continuare una battaglia che non è la nostra. Se penso al ritorno mediatico della cosa dico che il problema catalano, è un buon mezzo pubbliciatrio per far parlare del nostro sport anche fuori dal nostro ambiente.
L'impulso dato al rinnovamento del regolamento di gioco da parte dell'Italia è stato quantomai determinante. Il lavoro svolto dai nostri tecnici è stato risolutivo e la mediazione politica messa in atto dai nostri dirigenti è stata quantomeno sibillina. La battaglia è stata giusta e grazie al lavoro del settore tecnico, di Cesare Ariatti, di Francesco Marchesini l'Italia ha svolto il ruolo di nazione leader vincendo il confronto con Spagna e Portogallo che sono state indotte ad adeguarsi al lavoro da noi tracciato. In teoria, il regolamento è valido e migliorerà lo spettacolo del gioco. Se saremo intelligenti a metterlo in pratica e non ci perderemoin sterili polemiche nel primo periodo di applicazione, potremmo trarre, con l'aiuto dei nostri tecnici che già lo conoscono, dei buoni vantaggi a livello internazionale".


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