Sono passate ormai settimane dal comunicato inviato lo scorso 5 febbraio dall'AFP Giovinazzo e se rispondiamo solo oggi, a quella che giudichiamo una provocazione, è per molteplici ragioni. In primo luogo, perché nei giorni in cui è stato diffuso il comunicato, il nostro dirigente chiamato in causa nelle righe diffuse dalla società pugliese, si trovava lontano dall'Italia per ragioni professionali e ci sembrava dunque corretto attendere il suo rientro.
Ma se abbiamo aspettato tanto tempo, è anche perché non siamo soliti rispondere alle provocazioni. Avremmo voluto evitare di farlo anche questa volta se non fosse stato per una ragione: non vogliamo e non possiamo permettere che la realtà venga stravolta in questo modo.
Per prima cosa, dunque, crediamo opportuno difendere la reputazione di Kekko Zanin che non ha certo bisogno di "cercare notorietà" (come scrive il Giovinazzo) legandola al nome di Pino Marzella. Chi, come noi, conosce Kekko sa benissimo la stima che lo circonda tanto nell'ambiente professionale, come in quello sportivo. (Peraltro verrebbe da chiedersi quale celebrità dovrebbe derivare dall'essere oggetto di un'aggressione!). Una cosa poi, ci ferisce in modo particolare: il fatto che venga messa in dubbio la sua onestà. Kekko, lo ribadiamo, non ha mai provocato e spintonato Pino Marzella. E' stato solo l'involontaria vittima della sua aggressione.
Questo ci pareva doveroso per difendere il nome di un consigliere e di un uomo che può contare su tutto il nostro rispetto e il nostro appoggio.
Se abbiamo scelto di rispondere ora, è anche per sottolineare altri aspetti del comunicato del Giovinazzo che non ci vedono certo concordi. Innanzitutto il più volte citato concetto di sportività.
Veniamo accusati di non essere stati abbastanza sportivi da consentire allo squalificato Marzella di comunicare con la sua squadra. Qui però, sia chiaro, non è in ballo la nostra sportività, ma piuttosto la lealtà sportiva del nostro avversario: se esistono delle regole, e sappiamo bene che nel gioco dell'hockey le regole esistono, devono essere rispettate da tutti.
Anche e soprattutto da Pino Marzella che, da molti considerato un simbolo di questo sport, dovrebbe per primo esserne un esempio positivo.
C'è chi ha detto che abbiamo sollevato un caso solo per cercare notorietà.
Sia chiaro, il Roller non ha certo bisogno delle polemiche per farlo. Per noi, parlano piuttosto i tanti trofei e i numerosi successi sportivi ottenuti in pochi anni di vita. Nessuna polemica, infatti, ci permetterebbe di essere al centro dell'attenzione quanto in questi anni hanno fatto la conquista di 8 tricolori e una coppa Italia giovanili, un titolo assoluto e una coppa Italia femminili, la promozione dalla B all'A1 e ben quattro Trofei Tiezzi.
Ribadiamo che non vogliamo tuttora creare polemiche,ma solo far conoscere la verità dei fatti.
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