Che lo voglia o no, l'attaccante del CGC Viareggio è sempre al centro dell'attenzione. Per quello che fa in pista, per gli atteggiamenti che ne fanno un campione inimitabile e, da qualche giorno, anche per quello che gli accade fuori dalla pista, in veste di semplice (ma interessato) spettatore.
Martedì sera, sulle tribune del palasport di Forte dei Marmi in occasione di Forte-Lodi, un fuori programma poco gradito: minacce pesanti da parte di uno stretto parente di uno dei giocatori giallorossi, e poi lo sfogo su facebook: "sono schifato da questo hockey, dalla gente che lo circonda, da pseudotifosi che ti sbranano offendendoti per moda; ma dopo ieri sono arrivato al punto di non ritorno,fino a beccarmi una minaccia assurda. Ieri il giorno piu' triste da quando ho messo i pattini a 5 anni: questo non è più il mio hockey".
La notizia ha fatto presto il giro d'Europa: Spagna e soprattutto Portogallo dove Alessandro ha giocato a lungo assieme al fratello. E, forse per una traduzione non felice, la notizia si è trasformata: "Alessandro Bertolucci abbandona l'hockey".
"Niente di tutto questo -conferma il fuoriclasse viareggino a hockeypista.it- Il messaggio scritto di getto senza troppa attenzione all'italiano ha portato spagnoli e portoghesi a intendere che mi sarei ritirato, ma non sarà così. Da Spagna e Portogallo ho ricevuto in queste ore tantissime telefonate e messaggi".
Una telefonata è arrivata anche dall'Italia...
"Sì, ed è una telefonata che mi ha fatto enormemente piacere. Mi ha chiamato il ragazzo che mi ha minacciato sulle tribune di Forte dei Marmi per scusarsi. Mi ha detto di non aver mai usato quei toni con nessuno prima di martedì sera e si è detto dispiaciuto per quello che ha detto".
Probabilmente è stato anche lui vittima di un hockey un po' sopra le righe...
"Penso che quello che è successo in questi giorni ci deve far capire una cosa: dobbiamo darci tutti una calmata e saper distinguere quello che accade dentro alla pista da quello che accade fuori. L'hockey è tecnica, tattica, velocità e anche astuzia, cattiveria agonistica e mestiere. Ma non deve mai degenerare in violenza e quando finiscono i 50 minuti finisce tutto fino alla partita dopo. In piazze come Lodi, Viareggio, Valdagno abbiamo un pubblico che ci invidiano in tutto il mondo. Lo spettacolo che costruiamo per loro alla sera non lo dobbiamo rovinare con feroci polemiche e rivendicazioni tra una partita e l'altra".